“E quando ripenso alla mia vita mancata, mi verrebbe voglia di piantare lì questo libro, perché queste cose le vorrei tenere per me, ma poi ci ripenso e capisco che è giusto scrivere, per mandare un messaggio: ‘Vivete, vivete finché potete, vivete per chi non ha potuto vivere e per chi ha preferito scrivere’… E magari un giorno ti rincontrerò, mia vera ragazza, sarà estate e faremo una gita insieme, magari in montagna, magari al parco acquatico… e sarà lì che salderò il mio debito con un abbraccio da pazzi”.
Queste sono le ultime frasi di un libro da leggere, da assaporare pagina dopo pagina, un libro che fa riflettere, un libro… da pazzi. Sì, “Un abbraccio da pazzi” è un libro particolare, che non è facilmente etichettabile… e questo è senz’altro positivo.
Il suo autore, Paolo Bergamelli, quarantenne di Nembro (è nato nel 1982), ha raccolto in quest’opera 131 ‘frammenti di vita’, come lui stesso spiega nella sua breve autobiografia presente nel libro: “Dopo una prima parte di vita serena e felice, quando ero ad un passo dalla laurea in Lettere, la salute ha cominciato ad abbandonarmi. Da allora ho passato la vita chiuso in casa a guardare partite di calcio e a riflettere sul mondo e sulla vita, riflessioni che tra il 2008 e il 2012 ho messo per iscritto in piccoli pezzi. Quando ne avevo scritti più di 300, ho scelto i pezzi migliori e li ho messi uno in fila all’altro e ne è magicamente uscito un libro. Sempre più malridotto, oggi, a 10 anni di distanza dalla scrittura, ho deciso di pubblicarlo. Spero che questo libro possa lasciarvi qualcosa”.
Siamo entrati in contatto con Paolo, secondo cui “scrivere è come volare, volare con la tua penna che dipinge i tuoi pensieri sulla carta come gli uccelli dipingono traiettorie nel cielo”.
Paolo, come è nata l’idea di scrivere questi tuoi “frammenti di vita”?
“Non è un’idea che è nata, è stata più un’esigenza che ho avuto per difendermi dalla solitudine e dall’essere in una situazione molto difficile. Scrivendo questi frammenti di vita – spiega Paolo – provavo a cercare di capire che cosa ero e chi ero. Ho scritto in frammenti perché le cose lunghe mi han sempre annoiato e io sognavo di scrivere un libro che iniziasse e finisse continuamente, ma che globalmente avesse un senso compiuto. Penso di avercela fatta e dico ‘magicamente’, perché è stato un po’ casuale, in quanto l’ordine dei pezzi del libro non è l’ordine cronologico in cui li ho scritti. Un po’ come avere tanti pezzi di un puzzle, provare a comporlo senza immagine e questo magicamente ti riesce”…
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