Qui in alto durante la peste del ‘600 si erano rifugiati i signori, fuggendo dalla peste. La chiesetta di S. Lucio risale a quel tempo da lupi. Sembra di leggere il Decamerone di Boccaccio. Ancora qui in alto, da dove si domina il vasto piano con lassù in alto la Basilica con i suoi affreschi della Danza Macabra e del Trionfo della morte, era nato il piccolo “rifugio”, a due passi dalla chiesetta, un punto ristoro gestito da Rosetta Consonni, che ci stava anche d’inverno e un giorno raccontò a uno che andava su alla sua baita che “sono 40 giorni che non vedo un cristiano”. Ma poco più in alto, un sentiero portava a una spianata, al “Pianone”.
Qui c’era uno skilift e una pista. Adesso farebbe sorridere, ma si era ancora allo sci dei pionieri. I milanesi in cerca di emozioni arrivavano a Clusone con la littorina, scendevano dalla stazione verso La Spessa e trovavano dei ragazzi che per 30 lire si offrivano di portare gli sci (pesanti) dei “signori” fino al Pianone. Erano gli anni ‘50. Il flusso dei milanesi era diventato consistente.