Nella sola provincia di Bergamo ci sono più di 100.000 persone senza medico base e per loro una semplice ricetta rischia di diventare un’odissea. Il medico di base è la porta d’ingresso per i servizi del sistema sanitario, e la sua mancanza è un problema estremamente serio.
Se è vero che a portarci qui sono stati errori di programmazione a tutti i livelli – a cui il Governo sta cercando di porre rimedio finanziando una quantità straordinaria di borse di specializzazione per formare nuovi medici – e se è vero che per i prossimi 3-4 anni avremo comunque una carenza strutturale di professionisti, si deve fare tutto il possibile per tamponare questa emergenza.
Finora, l’unico intervento di Regione Lombardia è l’attacco sistematico dell’assessora Letizia Moratti ai medici stessi. Così, però, il problema non si risolve. Ci sono, invece, alcune azioni concrete che devono essere messe in campo subito.
Ad esempio, affiancare ai medici “rimasti” del personale infermieristico e amministrativo capace di gestire una parte di visite e pratiche, in particolare quelle di routine; convenzionare farmacie e uffici postali per rendere più facili e veloci le procedure di scelta e revoca del medico; ridurre gli adempimenti amministrativi a carico dei medici, perché l’attenzione principale possa essere dedicata alle persone e non alla burocrazia; ancora, prevedere incentivi economici e di carriera per andare a coprire gli ambiti più scoperti e periferici.
Va ripristinato un servizio ai cittadini, dovunque essi vivano. È una questione che merita la priorità assoluta.
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