“Ero tornato dall’Africa. Di droga all’inizio non sapevo niente A Brescia mi vengono a trovare tre ex alunni, ‘siamo disperati, non ne sciamo iù’. Allora ho capito. In piazzetta del Vescovado c’era una guerra tra ‘bucomani’ e ‘spinelloni’, si odiavano e andavano a botte. A Bessimo bbiamo fondato una comunità residenziale, la prima in Italia. Adesso la Cooperativa ha 18 case. Quando ho visto che potevano fare da soli, come in Kenia, ho salutato e me ne sono andato in ‘cura d’anime’ alla Sacca”.
Riprendiamo il nostro racconto sulle tre vite di Don Redento Tignonsini (vedi Araberara di venerdì 2 giugno – pagg. 2-3). Ha 84 anni ed è parroco alla Sacca di Esine da 14 anni. “Ma non lascio, voglio morire sul campo”. Nato in terra di confine (Gratacasolo, allora in Comune di Pian d’Artogne) tra due Province e quattro Comuni, cresciuto in una famiglia che scelse di “vivere da cristiani”, che riservava un piò (equivalente a 3.255 metri quadri di terreno) alla coltivazione delle patate per i poveri del paese, sceglie di fare il prete. “Siamo partiti in 66 in prima media e di quelli ne sono arrivati solo 6, a essere ordinati eravamo 23, ma gli altri 17 li abbiamo raccolti man mano…”. Era il 20 giugno 1959. Viene mandato a fare il Curato a Borno, dopo due anni del (troppo) “fare” va in crisi: “Fare il prete è diverso che essere prete e io ho voluto essere prete”. Curato a Gorzone entra in contatto con un Vescovo missionario e dopo un po’ decide di scendere sul campo, va in Africa, in Kenia. Non gli piacciono i “missionari” che trova con quella “villa” in mezzo alla miseria e va a stare con la gente, a vivere la loro povertà. Il che gli procura grane e rimostranze dei confratelli. Il vescovo missionario mons. Cavallera gli chiede allora se vuole andare da una tribù che “non ha mai visto l’uomo bianco”, nel deserto, il popolo dei Rendille. Lo accolgono male, lance puntate al petto, lo segregano in una capanna, cosa vuole quell’uomo che “ha i capelli sul mento”? (la barba). Hanno paura che sia una spia dei nemici che circondano la loro enclave (40 mila Kmq) o sia venuto “per rubarci i cammelli”. A poco a poco si fa accettare. Sono monoteisti…
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