A me delle parole è sempre piaciuta la carne. Che le leggi e le senti che ti accarezzano o che ti prendono a schiaffi, che profumano di ciliegie mature o che grondano schiuma come fossero birra ghiacciata appena stappata. Quelle parole che sono aria e nell’aria perdute. Tu lascia che mi perda tra parole, lasciami essere aria su labbra, un soffio vagabondo senza sagoma. Giorni senza discese, solo salite. E così le parole mi aiutano. Mi fanno compagnia.
Mi racconto cose che mi fanno ridere e che nemmeno conosco. Sempre su una bici in salita. Verso nuove cime.Aspettando però discese. Che io le aspetto sempre. La gente parte per le vacanze. Io non lo so. Qui a pulire il vento. A prendermi cura di me. Una maglietta pulita di speranza. Che quella mi serve sempre. Sopra le nuvole dove Dio e il vuoto si fanno i dispetti usando le nostre ombre. In una strada di campagna. Dove abbaiano i cani. Vicino a un’officina meccanica. Dentro una profumeria. Il profumo di un albero di ciliegie,l’estate dolce amaturare infanzia,la strada di polvere sugli occhi e sul sorriso sbucciato,gambe che corrono, sogni ancoranel paniere.
Il resto è vociare, di gente che urla, succede sempre quando non hanno nulla da dire.
E così io tengo le mie per me e le nutro di meraviglia. Dove raccolgo le parole sul ciglio della strada, ciottoli levigati sotto le nostre lingue. Le lascio cadere lungo il cammino per ritrovare la strada che mi riporta a casa.