Vittorio Buelli, classe 1937, il Serio lo conosce come le sue tasche, soprattutto il tratto che va dal ponte della provinciale verso Clusone fino allo stabilimento ‘Pozzi’, a nord, e quello che arriva a Ponte Nossa, a sud, perché fino a pochi anni fa è stato il suo ‘regno’ indiscusso di pescatore provetto:
“Posso dire che nel Serio sono nato e cresciuto perché l’ho frequentato per tutta la vita, a cominciare da quando, ancora alle elementari, al ritorno da scuola svuotavo la cartella di libri e quaderni, mi toglievo le scarpe ed entravo nell’acqua a caccia di trote. Ce n’erano sempre tante, nel fiume, ed ero molto contento di portarle a casa, dove mia madre poteva cucinarle per la nostra numerosa famiglia…(La famiglia di Vittorio contava allora ben dieci figli, n. d. r.). E sì, le mie prime trote le ho pescate così, con la cartella di scuola…Erano tempi difficili, anche i miei fratelli mi aiutavano, in pratica un po’ pescatori all’epoca eravamo un po’ tutti e le trote, salmerine e no, costituivano una bella risorsa per le famiglie, soprattutto quelle numerose come la mia, ed erano buonissime… Più grandicello cominciai ad usare un ramo di nocciolo con un verme all’estremità, per passare poi alle canne di bambù che andavo a raccogliere a Parre; infine compresi che il sistema migliore era quello delle ‘mosche’, cominciai a fabbricarmele per conto mio, e ben presto mi ci impratichii al punto che anche altri pescatori me le chiedevano, compresi quelli che frequentavano il negozio “Pescando” di Ponte Nossa….Secondo la mia esperienza, il modo di pescare con la ‘mosca’ rimane infatti il migliore, molto meglio quello con i vermi e con il ‘farfallino’”.
Un lavoro di grande pazienza e di fine manualità, quello della preparazione delle ‘mosche’ che fanno da esca:
“Ci vogliono le piume del collo di gallina faraona, che sono impermeabili e perciò non si bagnano; poi, con altri materiali, si fanno il ‘corpo’ e la testa dell’insetto, curando che siano colorati e lucenti in modo da attirare l’attenzione del pesce, magari ricorrendo, come spesso ho fatto, ai fili argentati o dorati delle sciarpine di mia moglie… Non mi capitava mai di tornare a casa a mani vuote, nel tratto tra il ponte della provinciale e lo stabilimento Pozzi prendevo almeno cinque trote tutti i giorni! L’acqua era sempre alta e pulitissima, trasparente, c’erano anche i gamberi di fiume, e il sapore dei pesci era ben diverso da quello che si compra oggi nei negozi e da quello allevato nei laghetti di pesca sportiva. A pescare col sistema delle mosche si andava dal 1 maggio fino ad ottobre, cosa che ora non è più possibile anche perché adesso questa parte del fiume è diventata ‘no kill’, cioè si potrebbe pescare ma bisognerebbe subito ributtare il pescato in acqua…E poi sono ormai più di 4 anni che le trote non vengono più ‘seminate, toccherebbe alla Regione cui noi paghiamo la licenza, ma io ed anche mio figli l’abbiamo riconsegnata, tanto posso tranquillamente affermare che adesso in questo tratto di fiume non c’è più una trota che è una, e so anche altri pescatori hanno ormai gettato la spugna’”….
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 22 LUGLIO