Quell’abbraccio alla Presolana tra record e qualche dissenso

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Dunque è fatta. L’abbraccio alla Presolana ha sancito il record che si proponeva, una partecipazione oltre ogni più rosea aspettativa e l’entrata nel Guiness World Record, dopo che l’elicottero con a bordo il giudice incaricato dei controlli ha sorvolato per l’intera mattinata di domenica 9 luglio il periplo della montagna, monitorando i presenti e registrando le immagini, riprese poi dai mass-media anche nazionali.

Un evento dall’enorme risonanza mass-mediatica che ha richiamato l’attenzione sul turismo montano e sul quale abbiamo raccolto pareri di diverso tenore.

“Da lassù era tutto chiaro: un minimo di 150 persone su ogni chilometro del periplo, i Bergamaschi hanno conquistato il record per il maggior numero di persone legate ad una corda”.

Lucia Sinigagliesi

giudice ufficiale

 “Questa è stata la cordata dei record ma anche la cordata della solidarietà, e tutti i partecipanti sono stati ambasciatori delle Orobie su una montagna simbolo di tutta la bergamasca: oltre 20.000 metri di corda, 350 capi-cordata, 120 persone addette all’assistenza (…) La numerosa presenza è la miglior prova di soddisfazione. Un evento che premia la capacità dei bergamaschi di lavorare e condividere, un vero omaggio alla nostra Regina e un momento dedicato alle nostre montagne. Qui abbiamo condiviso i valori della sicurezza, della salvaguardia e della solidarietà, sono infatti stati raccolti 25.000 euro per migliorare il rifugio Baita Cassinelli e renderlo accessibile ai disabili. Abbiamo dimostrato che quando i Bergamaschi si mettono insieme possono fare grandi cose”.

Paolo Valoti

presidente del CAI BG ed ideatore dell’abbraccio insieme a Matteo Rossi

“Un evento per i mass-media che spettacolarizzano tutto, almeno così mi è sembrato, senza nulla togliere all’entusiasmo di chi vi ha partecipato ed alla soddisfazione per il record. Però mi chiedo come mai chi invece vuol vivere e lavorare ogni giorno per la valorizzazione delle nostre zone, che non sono soltanto la Presolana anche se spesso sono altrettanto belle, sia costretto a combattere ogni giorno con una burocrazia asfissiante che gli taglia le gambe e gli fa passare la voglia… Per non parlare di contributi pubblici: per certi eventi si trovano sempre, e subito; per altri, meno vistosi ma forse anche più capillari ed efficaci, i soldi non si trovano mai, oppure esigono trafile infinite….”.

Mauro Abbadini

titolare Fattoria Didattica “Ariete”

“Sono perplessa. Io c’ero, e le uniche persone disabili che ho visto erano persone ipovedenti o con problemi psichiatrici, cioè che non hanno problemi di barriere architettoniche bensì culturali, le peggiori. Qualcuno mi può cortesemente spiegare a cosa serve abbattere le barriere architettoniche se un disabile già riesce ad arrivare ai Cassinelli? Se una persona non è in grado di camminare e viene portata in macchina, alla fine può spostarsi liberamente per il rifugio, cioè sul piazzale, deve superare il gradino d’entrata e poi che fa? Su e giù con l’ascensore? Boh. La mia sarà deformazione professionale, ma la cosa non mi convince. L’autonomia auspicata con l’abbattimento delle barriere è una cosa diversa. Insomma ho la sensazione che i disabili vengano usati pretestuosamente per ottenere soldi e notorietà”.

Daniela Stabilini

 fisioterapista

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 21 LUGLIO

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