“La bicicletta siamo noi, che vinciamo lo spazio e il tempo: soli, senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena”. Lo scriveva Alfredo Oriani, un poeta italiano che della bicicletta era innamorato. E quella bicicletta che vince spazio e tempo può diventare cuore, è successo, già, è successo con Claudia Cretti, sta succedendo con Claudia Cretti
, che un paese intero, una valle intera, si metta a pedalare con lei, per uscire da un tunnel e tornare a essere luce. Perché questa è una storia diversa, che un incidente può capitare a tutti e succede a tanti, ma qui c’è dietro altro, è la forza, il tam tam, che anche i tanto criticati social possono diventare, un hastag forzaclaudia, una mamma, Laura che sceglie di non chiudersi in casa ma condividere e dividere speranza e paura con il suo racconto quasi quotidiano sui social.
E così l’incidente di Claudia diventa quello di tutti noi, per una volta uniti in un tifo comune, verso una salita che all’inizio sembrava ‘hors categorie’ e poi si è fatta via via più pedalabile, un gran premio della montagna che poi quando hai scollinato, ti accorgi che tutto si fa più leggero, come un vento che avvolge e accompagna.
Claudia è caduta durante la settima tappa del Giro d’Italia femminile, la sua caduta è finita su tutti i giornali, Claudia batte la testa, finisce in coma, in ospedale a Benevento, appesa a un filo, viene operata alla testa. E fin qui la storia che tutti conoscono.
Ma dietro l’incidente c’è una famiglia, un padre, Beppe, una madre Laura, un fratello Giacomo e una sorella Sofia. Che la famiglia Cretti è come se fosse tutta sulla stessa ammiraglia, ad incitare, accompagnare, infilarsi nello stesso letto d’ospedale e nello stesso cuore di Claudia. E a raccontare quello che prova una madre quando una figlia finisce in coma è la… stessa madre, Laura, psicologa di Costa Volpino in… trasferta a Benevento, da Claudia.
Laura è un po’ stanca, appena uscita dall’ospedale, si racconta e racconta: “Quando ho iniziato ad aggiornare la pagina facebook per dire di Claudia è stato principalmente per raggiungere più persone possibili contemporaneamente. Poi nelle ore a seguire ho scoperto che le persone che ci vogliono bene hanno bisogno di sapere, perché me lo scrivevano, mi ringraziavano per gli aggiornamenti. Io non mi sono mai considerata brava a scrivere, però di emozioni un po’ me ne intendo. Ci lavoro da 25 anni, (Laura è una psicologa ndr), con le emozioni degli altri ma necessariamente anche con le mie. E sono convinta dell’importanza di poterle riconoscere ed esprimere. Ti evitano un sacco di problemi successivamente, sia quelle belle che quelle brutte”.
Tu sei madre, e per una madre è sempre tutto diverso, cos’è questo ‘diverso’? “La diversità di una madre consiste nel fatto, e non è retorica, che tu il figlio ce l’hai dentro di te dal primo momento del concepimento. Poi da lì non se ne va mai, anche se, come me, lo lasci libero, perché i miei figli sono sempre stati liberi di scegliere, anche strade che io non approvavo. Claudia tra le prime parole che ha detto c’è ‘sciola’. La prendo in giro tuttora, ‘sola’, assolutamente autonoma, riservata, all’apparenza fredda, capace di gesti e generosità inaspettati. Legata alla sua famiglia, alle sue origini, ai compagni di liceo. Ma proiettata in continuazione nel mondo, nel futuro, nei suoi sogni di andare alle Olimpiadi del 2020 o di lavorare nell’ambito dei viaggi. Il suo motto era ‘io non sogno la vita, vivo i miei sogni’. Ultimamente ho visto, l’ha cambiato dal suo stato di whatsapp, ed ha scritto ‘ad maiora’. Sogna ma ha i piedi ben piantati a terra, equilibrata e razionale”….
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