ALBINO – LA CRISI DEL COMMERCIO – Viaggio tra i commercianti albinesi, rabbia e preoccupazione per il forte aumento di bollette e materie prime

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Siamo in guerra, per fortuna ancora non fisicamente con le armi, i bombardamenti e i morti, come in Ucraina a 1800 km da noi, ma abbiamo molte delle conseguenze che un conflitto può produrre: inflazione a quasi due cifre, paura e questa brutta sensazione di sentire la nostra esistenza sospesa, in bilico. In seguito a questi anni terribili con il Covid ed ora con la guerra, è scoppiata la rabbia sociale di molte persone anche verso le istituzioni, dalle quali non si sentono più rappresentate. Si è consumato il dramma della piccola borghesia, dei piccoli commercianti, persone che col loro lavoro e tanti sacrifici erano riuscite a raggiungere una certa sicurezza economica e sociale, e che ora sono in difficoltà: alcuni sono costretti a chiudere perché le perdite superano le entrate.

Abbiamo deciso di fare un viaggio ad Albino per sentire alcuni commercianti. Abbiamo perciò incontrato Alessio Rocchetti del Rocky Bar (storico locale di Albino Alta), la signora Nelly (che ha un negozio di fiori), Anna (che fa la parrucchiera), la signora Maria (che ha un bar sul provinciale all’inizio di Via Sant’Anna e che dopo 18 anni ha deciso di vendere) e Roberto Squinzi (che ha aperto una cartoleria in via Aldo Moro).

Partiamo da Alessio Rocchetti, titolare del Rocky Bar: “Con il Covid è mancato il fatturato perché eravamo chiusi. Ma adesso che siamo aperti abbiamo da due mesi il problema dell’inflazione. Negli ultimi mesi la bolletta dell’energia elettrica è aumentata di 5 volte, ma sono aumentati anche i costi delle materie prime: la birra, il caffè, le brioches. È una situazione difficile e adesso aspettiamo la prossima bolletta. Purtroppo, anche se aumentano i costi io non posso aumentare più di tanto i prezzi e far pagare il caffè 3 euro. Ho saputo che alcuni ristoranti alla fine del conto aggiungono 3 euro per gli aumenti delle bollette. Purtroppo aiuti non ce ne sono e speriamo che non finiscano i soldi. Vogliono eliminare la classe media, che è quella che manda avanti l’Italia. Arrivederci alla prossima puntata grazie al nostro Stato”.

Nelly del negozio ‘I fiori di Palazzi’ in via Mazzini commenta: “Da 52 anni abbiamo un negozio di fiori a Leffe e siamo presenti ad Albino da 4 anni. Dopo il Covid la gente aveva voglia di uscire, comprare fiori, spendere e siamo andati abbastanza bene. Ma in questi ultimi due mesi è aumentato tutto. Tanti grandi coltivatori, anche in Olanda, stanno chiudendo per l’elevato costo del gas per scaldare le serre e per l’alto costo dei trasporti. Sono aumentati i costi della ceramica, la carta, i nastri e il fiore reciso del 15-20 %. Per l’aumento dell’inflazione lo Stato non ci ha dato degli aiuti e per risparmiare spegniamo le luci delle nostre vetrine alle 9 di sera”.

Ecco cosa racconta la signora Maria del ‘Bar Tabacchi Franco e Maria’…

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