LA STORIA /1 Pietro da Sovere: viaggio nel Messico tra studenti spariti per il narcotraffico e la sua musica che diventa hit per le radio.

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C’era un giovane di Sovere quando è scoppiata la rivolta in Messico, quando sono stati bruciati 43 giovani. Nessun giornale aveva le foto, lui era lì e ha fotografato la rivolta. La racconta, come racconta della “sua musica” che in Messico è in hit parade. Ecco l’inizio dell’articolo.

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Il segno del manganello in mezzo alla fronte se ne è andato. Il ricordo no. Quello resta per sempre. Pietro Pezzotti è tornato dal Messico da poche settimane. Dove ci è rimasto per 3 mesi, Pietro è di Sovere, fa il camionista, e ha il viaggio nel sangue, oltre che la musica. Lui che ogni anno prende e se ne va per tre mesi in qualche pezzo di mondo, dove il turismo non si muove solo per fare il gioco aperitivo nei villaggi vacanza ma dove si respira la musica e il paese, le tradizioni ma anche il rischio. Pietro quel giorno era Città del Messico, e quel giorno si è trovato in mezzo a una manifestazione dove centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere giustizia per 43 studenti scomparsi nel nulla qualche settimana prima. Studenti che si è scoperto dopo che sono stati uccisi da sicari di un gruppo di narcotrafficanti e i loro corpi bruciati, alcuni mentre erano ancora viva, in una discarica.

I sicari narcos hanno ricevuto l’ordine di spezzettare le ossa delle loro vittime, per fare sparire ogni traccia della strage. Mandanti della strage il sindaco della cittadina di Iguala, e sua moglie oltre al responsabile della sicurezza pubblica. Pietro è nel suo ostello, si affaccia alla finestra: “Davanti a me migliaia di persone, non avevo mai visto una cosa simile, arrivavano da tutte le parti. Sono sceso in strada, mi sono infilato nel corteo, per vedere per capire”. Questione di attimi. Un fiume che scorre e non si ferma. E Pietro è lì in mezzo: “Studenti, quasi tutti studenti, nella piazza centrale, proprio dove c’era il mio ostello. Una manifestazione cominciata di notte e diretta contro il palazzo del governo. Giovani che arrivavano da tutto il Messico. Sentivo esplodere le granate, scoppi, di tutto. I giovani nelle prime file avevano bastoni, e poi il caos è arrivato anche lì, in mezzo al gruppo, dove c’ero io”.

La polizia interviene, manganellate e botte: “Io l’ho preso in mezzo agli occhi, un colpo secco, forte, in pochi minuti la piazza era deserta, pulita. Hanno disperso tutti i giovani in men che non si dica. Non hanno voluto calcare la mano, altrimenti avrebbero potuto fare una strage. Hanno visto che a parte qualche bastone i ragazzi erano pieni di rabbia, non di odio. Una manifestazione enorme ma anche in mezzo alla calca nessuno è rimasto schiacciato, i ragazzi hanno usato la testa”. (…)

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