LOVERE – A colloquio con Tiberio Ghitti, attore, regista, fondatore della Compagnia teatrale ‘Olive a pArte’: “Se la ami, la mia è la professione più bella del mondo”

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Una passione per il teatro nata in modo del tutto casuale ai tempi del Liceo e un percorso che lo ha portato al felicissimo debutto a Brescia, nei giorni scorsi, con il suo spettacolo “In piedi nella tormenta” che ha ricostruita la vicenda umana, religiosa e civile di don Giacomo Vender, “ sacerdote di Dio, uomo con gli uomini, ribelle per amore”, nato a Lovere nel 1909 e deceduto a Ceretello di Costa Volpino nel 1974.

Tiberio Ghitti, 30 anni, regista della ‘pièce’, anch’egli originario di Lovere dove ha frequentato il Lico Scientifico ‘Celeri’ per trasferirsi poi a Milano alla Scuola Nazionale di Teatro dove si è diplomato nel 2014, ha lavorato con varie compagnie teatrali in tutta Italia rappresentando  testi classici come quelli di  Goldoni, Verga, Molière, Shakespeare ed altri, affiancando alle tournées agli interventi nelle scuole, attività che svolge tuttora occupandosi anche della formazione teatrale di ragazzi e adulti con corsi extra-curricolari e laboratori negli istituti scolastici di ogni ordine e grado:

Parallelamente, dopo la specializzazione con un master presso l’Università Cattolica e l’Accademia teatrale veneta, si occupa della formazione teatrale dei detenuti in alcune carceri, nell’ambito della LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) e della produzione di spettacoli con la Compagnia ‘Olive a pArte’  da lui fondata nel 2013 presso il teatro Crystal di Lovere, che ha sempre frequentato e che è noto per le sue stagioni teatrali di grande qualità:

“Una scelta precisa ed anche una grande scommessa – dice in proposito – volevo dimostrare che si può benissimo fare del teatro di qualità senza uscire dal nostro territorio, considerato piuttosto poco ‘fruttuoso’ al punto che di solito i giovani attori e registi se ne vanno di qui per far carriera a Milano o a Roma….Una scommessa vinta, perché nei miei spettacoli tutte le maestranze, sia tecniche che artistiche che vi hanno lavorato sono professionisti del settore provenienti tutti, appunto, dal territorio di Bergamo e di Brescia”.

Anche i soggetti delle sue rappresentazioni sono presi dal territorio:

”Nel 2015 avevamo ricostruito la storia dei rapporti tra il Conte Tadini – la cui stele è custodita presso il Museo di Lovere – e il grande scultore Antonio Canova. Due anni fa, da un incontro con Riccardo Vender, nipote di don Giacomo, nacque l’idea di raccontare la storia di questo grande sacerdote loverese, la cui figura luminosa è ancora molto viva nel cuore di tante persone soprattutto in territorio bresciano e la cui storia non era mai stata raccontata con il linguaggio del teatro. Un progetto portato a termine con due anni di lavoro, iniziato ovviamente con la ricerca delle fonti e la raccolta di documenti e testimonianze sulla vita di don Vender. Poi, grazie al grande impegno della drammaturga Elisa Della Martire,  il lavoro di sintesi e la trasformazione dei materiali in linguaggio teatrale. L’ultima tappa del percorso è consistita nell’individuazione degli attori e delle altre maestranze, sia artistiche che tecniche, tutte, come già detto, bergamasche e bresciane….

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