All’improvviso è finito tutto. Come ogni volta. E poi come ogni volta ricomincia. E all’improvviso qualsiasi cosa lascia posto alle stelle, magari a quella cometa. Che mi riporta Natale. All’improvviso tutto quello che sto facendo diventa passato. E io resto nuda nel presente, intirizzita di vita. Il marciapiede davanti alla luce. Le stelle sedute sui fianchi. La schiena taciturna dei giorni. Le ore sono sempre nude e nuove nei dintorni di me.
Tu dovresti nascere fra pochi giorni, rinascere o nascere, non so che differenza c’è, so che ho bisogno di spazio per pensarti a dovere, Tu che forse ami il profumo della pioggia di marzo come me sull’asfalto tiepido, che io Ti vedrei meglio a nascere in primavera, ma Tu in primavera preferisci rinascere, che poi in fondo cambia poco.
Tu che stai dietro al tempo e qualche volta davanti. E io invece col tempo ci litigo sempre. Perché lui da me non si fa capire e mi sfugge sempre troppo alla svelta. Tu che la notte ti sorride quando vuoi chiudere gli occhi a sole e mandare a dormire il mondo.
Ed è notte anche stavolta, e allora dopo un sacco di tempo penso a Te, per forza che penso a Te, giro in auto e le luci sono tutte lì per te in questi giorni. E mi ritorni in mente. E lo so che non dovresti tornarmi in mente, dovresti esserci sempre, così dicono, nella mia mente. Ma io accumulo di tutto lì dentro, come un solaio da riempire di pensieri che poi servono a poco.
E allora Ti dicevo, penso a Te, travolta tra volti incolori senza lune scassacazzi, così si scioglie bene l’anima, nel nero lucido dei pensieri. E qualunque alba ci sia domani me la immagino con Te a berci un caffè caldo e una fetta di crostata alla fragola. Che poi Tu cosa te ne fai del caffè che tanto non hai mai sonno, ma Tu bevilo che mi fai sentire guscio, ti siedi a fianco a me, per cercare di spiegarmi in tutto questo tempo dov’è che sei finito, dov’è che mi sono sbagliata.
Che poi è così bello ogni tanto sbagliarsi. Lo sai, sono una peccatrice felice. Che poi tanto Tu mi perdoni.