E’ un tempo scrostato. Un intonaco di cielo che perde pezzi. Io che perdo tempo. Tu che perdi me. Io che gioco a perdere. La perdita che gioca di noi. Mi allungo sotto questo cielo che va lungo e si allunga il giorno. La lunghezza del tuo sorriso diventa un sorriso senza lungaggini. Gioco con le parole e tu giochi con me. Cerco felicità. Solo quella. Che poi credo di averla. In qualche tasca ce l’ho sempre. Come la caramella mou che non trovo più in negozio da anni ma che la bottega quando ero piccola la teneva in una scatola di plastica trasparente. E quando le cose sono trasparenti sono sempre belle. Le caramelle, i pensieri, le opere e pure le omissioni, giusto per tornare ai tempi in cui andavo in chiesa. Le case come vecchine, coi fazzoletti delle persiane sugli occhi, mi ripetono sempre parole cordiali. Eppure ero così, come il cielo iridato di una goccia di rugiada, in un fiore all’alba. Il tuo sole mi colpì nel sangue, evaporò la rugiada, e restai senza cielo. E così mi concedo di lasciami essere lasciandoti essere quel che sei, per comprensione del mistero che ci fa essere distinti senza essere distanti da noi. Come nebbia di cui ne senti l’odore. Indefiniti per nette visioni, questo ci concediamo e restiamo. Mentre siamo.
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