Nembro Quando i nembresi mangiavano polenta e teedei

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Giampiero Valoti  

I piatti forti della tradizione culinaria nembrese e più in generale della bassa valle Seriana sono legati strettamente al tipo di agricoltura di collina praticato nei secoli passati basato sostanzialmente sulla coltivazione promiscua di cereali, vite, frutti, e sul piccolo allevamento bovino accompagnato da quello di un maiale e da un ridotto numero di capi di animali da cortile. Il numero di questi ultimi era limitato perché così prevedevano i patti di colonia parziaria e perché i cereali dovevano prima di tutto nutrire i cristiani.

La farina di granoturco la faceva da padrone nella dieta dei nembresi degli anni scorsi: la polenta  era cibo quotidiano e permetteva poi la realizzazione di una serie di preparazioni culinarie che sapientemente le massaie elaboravano per variare, almeno parzialmente, il menu giornaliero: dalla polenta brüstülida, alla polenta e latte (fettine di polenta fredda passate nella farina di frumento e bollite brevemente in latte leggermente salato), alla pólt, una polenta molle ottenuta mescolando all’acqua bollente salata farina di granoturco mista a farina bianca e condita o con latte freddo o con burro fuso e  formaggio, alla schisöla una schiacciata farcita con stracchino.

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