Per arrivare alla casa bisogna salire su per una rapida stradina, non c’è parcheggio per almeno 100 metri, non c’è nemmeno un lampione però, per fortuna. S. ha compiuto 47 anni una settimana fa, sono le 10 del mattino e sulla stradina passa un anziano col bastone che va verso il bosco, nessun altro in giro. Zona del Sebino, periferia di un paese a ridosso della campagna e del bosco. Sul campanello un interno e basta, suono, S. mi aspetta, apre, salgo tre gradini in pietra e sono nell’anticamera, S. mi viene ad aprire la porta dell’appartamento. Vestaglia da camera e per terra uno strofinaccio: “Faccio le pulizie al mattino e preferisco farle in vestaglia”. Sorride e si dirige verso la cucina, profumo di caffé. S. è una casalinga-prostituta da più di 20 anni, senza problemi, felice di esserlo. S. esercita in uno dei nostri paesi, fa una vita normale, ha un figlio che è fuori casa da anni e un ex marito con cui ha un rapporto ‘di dovuta amicizia’, così dice. Un giro di telefonate per cercare una prostituta dei nostri paesi e per cercare di capire cosa guadagna, cosa pensa e che clienti ha in un periodo in cui tutti parlano di prostituzione. S. dopo qualche chiacchierata telefonica decide che si può fare e accetta l’incontro. “Non per niente lascio che il lampione rimanga rotto, fare cento metri a piedi non è poco e non vorrei creare problemi ai miei clienti”, anche perché arrivano quasi tutti da paesi vicini. S. mi fa sedere su un divano di velluto marrone e comincia a raccontare: “Se sto seguendo il dibattito di queste settimane? Sì, ma non come prostituta, come cittadina. Io non avrei avuto problemi a pagare le tasse se fosse stato necessario, piuttosto il problema è un altro, avrei avuto problemi e grossi a farmi accettare in paese. Io faccio un lavoro come un altro, ho letto quello che hai scritto qualche settimana fa, i muratori affittano le braccia e io affitto il corpo ma l’anima è un’altra cosa. Ma la gente questo non lo capirebbe mai”. Ma la gente sa quello che fai? “Non credo, qualcuno sicuramente, ma per la maggior parte io sono una casalinga che vive bene, alla gente del paese ho fatto credere che ho venduto un terreno edificabile che i miei avevano dalle parti di Rogno e quindi non ho problemi economici, in realtà il terreno esiste davvero ma non l’ho venduto. Comunque riesco tranquillamente a farmi una bella vita e a passare anche qualcosa a mio figlio che sta finendo l’università e che comunque si arrangia, fa già qualche lavoro a Milano, niente bamboccioni, e poi la casa era già mia. In realtà le mie entrate sono arrivate tutte dalla prostituzione in casa. Ho pure fatto studiare mio figlio e gli ho anche regalato l’auto”. Si guadagna così tanto? “Diciamo che io ho una mia etica che per forza ti fai quando devi lavorare da sola e senza farti scoprire, come faccio io. Al mattino non ce n’è per nessuno, nel senso che faccio i mestieri, sistemo casa, vado a fare la spesa e mi concedo un caffé con qualche amica del paese. Poi rientro, pranzo e la mia agenda comincia attorno alle 14,30 –15, tutti i giorni compreso il sabato, tranne la domenica, quella è per me. Vado a messa, fai quando devi lavorare da sola e senza farti scoprire, come faccio io. Al mattino non ce n’è per nessuno, nel senso che faccio i mestieri, sistemo casa, vado a fare la spesa e mi concedo un caffé con qualche amica del paese. Poi rientro, pranzo e la mia agenda comincia attorno alle 14,30 –15, tutti i giorni compreso il sabato, tranne la domenica, quella è per me. Vado a messa, ogni tanto viene mio figlio a pranzo e nel pomeriggio mi rilasso in casa oppure esco con qualche amica, la sera da anni vado a mangiarmi una pizza con due amiche”. S. racconta: “Mi viene da ridere quando leggo che con l’apertura delle case chiuse si soddisferebbero i bisogni di chi non ha una donna. Ti faccio dei numeri, in vent’anni di esercizio l’80% dei miei clienti è sposato, sono pochissimi i single che vengono, quindi la prostituzione rimarrebbe comunque clandestina anche con le case chiuse perché dal momento che esiste un qualsiasi elenco o documento da consegnare questi rischiano troppo”. Perché sposati? “Perché il sesso da sposati cambia o si annulla del tutto. Oppure per qualcuno non cambia ma dopo un po’ ha voglia di cose nuove e di motivazioni e le scappatelle per chi è sposato sono rischiose, meglio andare da una prostituta che non ha motivi per metterti nei guai. I single invece possono anche permettersi di portarne a casa una diversa ogni tanto. Quindi sfatiamo i luoghi comuni che chi va con le puttane per la maggior parte è chi non ha nessuno, è il contrario. Se si facesse un minimo di indagine si capirebbero meglio i meccanismi e si eviterebbero di fare leggi stupide come l’ultima”. Che sarebbe quella del carcere anche per i clienti: “Esatto. Metti anche che in carcere non ci vadano ma comunque si rovinano i matrimoni perché chi ci frequenta è quasi tutta gente sposata che non vuole problemi sentimentali con amanti o cose simili, vuole una scopata tranquilla senza conseguenze, così si mettono a repentaglio intere famiglie”. Ma se uno va con una prostituta la sua famiglia è già in crisi: “Non è vero, vedi che non capisci? E’ il contrario, se la famiglia è in crisi è quando c’è l’amante, non la prostituta, la prostituta è uno sfogo fisico che magari in famiglia o per i figli, o per la monotonia del rapporto o anche solo per cambiare e provare poi qualcosa di nuovo con la moglie uno fa. Ma guarda che chi va con le prostitute ogni tanto, non si separa mica, anzi. Io ho addirittura clienti che sono innamorati pazzi della moglie solo che con la moglie magari certe cose non le fanno e allora vengono da me, oppure la moglie è in un determinato periodo in cui non vuole scopare o ha altro per la testa e vengono da me. Ma chi parla di crisi? La crisi è di chi ha stabilito chissà con che criteri che bisogna fare sesso con una persona sola. Una cazzata. Il sesso è una cosa, l’amore un’altra e lo so che anche questo è un luogo comune ma comunque chi fa sesso con me può amare benissimo anche la moglie, chi non ama la moglie non è detto che vada con una prostituta”. E come funziona? Non sei sugli annunci, naturalmente non ci sono insegne, come stai sul ‘mercato’? “Beh, dopo 20 anni il passaparola è il mio spot principale. All’inizio invece era nato tutto per un’offerta di un uomo in un locale sul lago, l’avevo presa come un’offerta scherzosa e basta, poi l’ho rivisto e ha insistito. Così siamo stati assieme nel suo appartamento, mi ha chiesto di rivederlo ogni tanto e da lì è nato tutto. Lui poi ha dato il mio nome ad altri e si è creata una rete abbastanza fitta”. Talmente fitta che molte volte S. deve dire no: “Non ho posto in agenda, anche perché solitamente lavoro dalle 14,30, 15,00, mai prima. Ogni uomo si ferma tre quarti d’ora circa, alla fine di ogni rapporto faccio la doccia. Lavoro sino alle 18,30, 19.00, poi faccio una pausa di un’ora, alcune volte ricomincio alle 20 e chiudo bottega alle 22. Al massimo faccio quindi 5, 6 clienti al giorno ma solitamente quando lavoro solo al pomeriggio non sono mai più di 3 ma credimi, le richieste sono adesso molte di più”. Quanto costa? “La base è 100 euro poi ci sono delle eccezioni per chi vuole qualcosa di più, che ne so, rapporti particolari, docce assieme, giochi, o magari si ferma un po’ di più”. S. sorride: “E poi dai, ci sono anche sconti, diciamo che funziona come al supermercato, se uno prenota tre sedute al mese, faccio uno sconto sull’ultima del 50%, quindi ne paga due e mezza”. I clienti da dove arrivano? “Tutti dalla zona, nel raggio di 40-50 km al massimo. Non mi voglio allargare troppo, preferisco sapere con chi lavoro e da dove vengono, non voglio correre rischi”. Extracomunitari? “Non sono razzista, anzi, ma non mi fi do di chi è qui da poco, sono a casa da sola e non so che reazioni potrebbero avere, preferisco gente che conosco e ti dirò di più mi dà più garanzie chi è sposato. Non userebbero mai violenza, non possono permetterselo, se dovessi parlare salterebbe la famiglia”. Mi fai vedere dove lavori? Ci spostiamo dal salotto e andiamo in camera, quadri alle pareti, corpi femminili sfumati e la parete color panna, tappeti dappertutto e uno stereo sulla scrivania.
Tende chiuse e perfino un quadro all’entrata con una Madonna che tiene in mano il bimbo: “E allora che problema c’è? Io sono religiosa e comunque dà un tocco di sicurezza che mi piace”. Due lampade vecchio stile sui comodini e un grande specchio sulla parete di fronte al letto: “I clienti amano molto vedersi e vedermi allo specchio, è una delle cose che apprezzano di più. E’ l’unica cosa che ho cambiato in vent’anni nella camera, all’inizio avevo uno specchio piccolo, poi ho visto che tutti erano interessati e così ho preso quello”. S. all’igiene ci tiene: “Prima di ogni rapporto voglio che l’uomo si faccia il bidé”. Anticoncezionali? “Diciamo che da qualche tempo sono in menopausa, prima prendevo la pillola ma al primo rapporto pretendevo sempre il preservativo, se poi il cliente viene altre volte e lo conosco, mi fido e non uso niente, bastava la pillola, anche perché gli uomini preferiscono farlo senza niente”. Mai avuto problemi? “No. Solo con un uomo ho avuto quasi un innamoramento, ci sono uscita a cena qualche sera e sono andata pure al cinema, poi lui era sposato e intenzionato a rimanerlo e io mi stavo prendendo una cotta e abbiamo detto basta. Sì, lì ci ho sofferto ma è durato pochi mesi”. Fai quattro conti in tasta: “Guadagno bene. Lo so. Nei mesi pieni anche 3.500- 4.000 euro al mese ma i mesi pieni sono un paio all’anno, poi mi prendo le mie pause, non riesco tutte le settimane a tenere quei ritmi. Diciamo che mi tolgo i miei sfizi. Borse e scarpe soprattutto, mi piacciono tantissimo e mi piacciono belle e le compro belle. Poi qualche seduta dall’estetista perché il mio lavoro non ammette cadute libere e ogni tanto una settimana in una beauty farm per rigenerarmi. Faccio una bella vita ma non è così per tutte, anzi, io ho il vantaggio di non dover pagare un protettore, chi sta in strada non fa la prostituta, fa la schiava, che è diverso. E questo non lo dice nessuno e inoltre quello che guadagno è tutto esentasse. Se le pagherei? Beh certo. Vista la mia età avere una garanzia di pensione fra qualche anno, non sarebbe male ma se fossi ‘regolarizzata’ non avrei avuto nemmeno tutti questi clienti, nessuno verrebbe alla luce del sole da una prostituta in un paese a farsi registrare da qualche parte. Il problema è proprio quello, se si vuole legalizzare la cosa, bisogna farla garantendo l’anonimato e credo che con l’apertura delle case chiuse sia impossibile. Quando uno sa che in una casa ci sono prostitute è chiaro che chi ti vede entrare sa che vai per una determinata cosa. Io con gli uomini con cui lavoro ho un rapporto di assoluta riservatezza e credimi, non sono gli sporcaccioni che qualcuno vuole dipingere. Sono gente normale, quasi tutti sopra i 35-40 anni e con famiglia. Vogliono solo staccare la spina, svagarsi un po’ dal lavoro, da tutto. Niente di chissà che trasgressivo, poi è chiaro che capita quello che vuole qualcosa di particolare ma non vengono per quello, se uno vuole qualcosa di estremamente forte va in locali adatti, non da una prostituta. E soprattutto qui non c’è né droga, né alcool”. Non ti pesa fare l’amore tutto il giorno? Non dirmi che ti ecciti sempre? “No, il difficile è proprio quello. Essendo un lavoro uno cerca di amare il proprio lavoro visto che lo faccio per quasi tutta la giornata ma non è facile quando c’è di mezzo il corpo. Quando vedo che proprio non riesco più a eccitarmi prendo appuntamenti più diradati e magari stacco qualche giorno, non è un lavoro che puoi fare continuamente. Ci sono dei tempi per ricaricare le emozioni indispensabili. Ma poi l’atmosfera è importante, musica bassa, colori soffusi, un letto caldo, una tazza di caffé, lo specchio, tutto aiuta”. Tu come gestiresti la questione della prostituzione? “Non lo so, vorrei dei diritti ma ho paura dei doveri. Così come per gli uomini che vengono da me se fosse tutto alla luce del sole vorrebbe dire perdere la famiglia, anche per me se si sapesse vorrebbe dire perdere mio figlio”. Suona il telefono, S. risponde, è un cliente, la telefonata è veloce, l’appuntamento è per la sera alle 20. “E’ un amico, per gli amici si lavora anche la sera e poi oggi sono predisposta”. Già, perché per fare un lavoro così corpo e sensi devono viaggiare insieme.
SCHEDA
Prima dell’entrata in vigore della legge del ‘58 la prostituzione all’aperto era molto poco diffusa, mentre come riferiscono i dati di alcuni quotidiani oggi in Italia si calcola che le lucciole in strada siano circa 50.000, aumentate in maniera esponenziale negli ultimi decenni complice l’aumento dell’immigrazione clandestina. Secondo invece le stime del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi sono tra le 15.000 e le 18.000 donne coinvolte nella prostituzione. Il 65% lavora in strada, il 35% in albergo o in appartamento. Il 20% è minorenne. Tra le 15.000 e le 25.000 sono le prostitute straniere. Soprattutto nigeriane, ma anche albanesi, polacche e bielorusse. Il 10% del totale è vittima del racket e costretto al mestiere sulla strada a seguito di minacce dirette, anche, a parenti o figli rimasti in patria. Da 5.000 a 7.000 euro: tanto rende al mese una prostituta al suo sfruttatore. Diciassette: le prostitute uccise in strada nel 2000. Un dato drammaticamente stabilizzato negli anni successivi. Tra il 10 e il 30% del totale i transessuali che si prostituiscono. Sette le regioni con la maggiore presenza di prostitute di strada: Lazio, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Abruzzo. Nove milioni: il numero dei clienti che si rivolgono al sesso a pagamento. Circa 90 milioni di euro, il giro d’affari mensile della prostituzione in Italia. L’80% dei clienti chiede alle prostitute di non usare il preservativo.