COSE DI CHIESA – Il Vescovo ridisegna la geografia delle parrocchie: ecco dove vanno i parroci

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Puntuale come un orologio svizzero, arriva a primavera inoltrata il ‘valzer dei preti’ voluto dal Vescovo di Bergamo Mons. Francesco Beschi. Una prima informata di nomine e di trasferimenti è già stata attuata nei primi mesi dell’anno, quando sono state definite alcune importanti designazioni all’interno della Curia, l’organo di governo della Diocesi. E, in quella occasione, Beschi aveva provveduto ad alcuni spostamenti di parroci.

Stavolta arriva però la parte più corposa dei trasferimenti del 2023 (anche se i traslochi verranno fatti tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno). I decreti di nomina sono stati firmati dal Vescovo nei giorni scorsi per poi essere ufficializzati entro la prima decade di maggio.

Come ormai capita da alcuni anni, Mons. Beschi e il suo braccio destro, il Vicario generale mons. Davide Pelucchi, nelle loro scelte hanno dovuto tener conto della costante diminuzione dei sacerdoti diocesani e dell’invecchiamento del clero. I preti giovani sono sempre meno, mentre quelli anziani aumentano costantemente. Tutto ciò ha due conseguenze. La prima è la quasi scomparsa dei curati, il cui numero è in costante calo, tanto che ormai sono sempre più numerosi i paesi costretti a rinunciare a questa importante figura. Spesso il vertice della Curia si vede infatti costretto a chiedere anzitempo a un curato di lasciare l’Oratorio per diventare parroco, senza però poterlo sostituire con un altro giovane prete.

La seconda conseguenza della crisi delle vocazioni è che sono sempre più le parrocchie affidate ad un singolo sacerdote. Specialmente nei paesi di montagna succede che un unico parroco si trovi a guidare due, tre, quattro o addirittura cinque parrocchie di piccole dimensioni. E questo non può che portare ad un impoverimento dei piccoli borghi, abbandonati da poste, banche, medici di base e adesso anche dai preti.

Quando un parroco si trova costretto a fare la spola tra più paesi, c’è il rischio che non riesca a svolgere bene la sua missione. E, a rimetterci, sono sempre i piccoli paesi, abitati in buona parte da persone anziane. Poi magari, per addolcire la pillola, si esaltano le unità pastorali, anche se alla fine, quando vengono istituite, è solo (o quasi) per giustificare la riduzione del numero di preti nella zona.

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