Annibale Carlessi
Quando ricevi una delusione per qualcosa o per qualcuno, prenditi uno spazio di tempo, fermati, pensa che la cosa e l’uno, fatti due conti, anche capovolti nell’ordine divengono indissolubili e vanno ragionati insieme nel loro intimo. Lei mi ha spezzato il cuore, è uguale che dire ho il cuore a pezzi per Lei, e nel mezzo ci sta la spiegazione, che la croce e fatta da due pezzi di legno, uno più lungo dell’altro, ma separati non la compongono, e le delusioni hanno altre cento facce con mille colori, e esiste sempre un qualcosa ed un qualcuno. La soluzione, paziente è il chiodo che tiene unita la croce e sempre lì nel mezzo come una bella rosa rosa al centro di un aiuola ma nessuno quasi mai la coglie, forse è più comodo aggirarla e passare oltre che così vince la propria vanità, in realtà è solo il più stupido dei modi per arrivare ad un accordo. Così mi fermo nel bel mezzo di una splendida giornata di sole, il clima somiglia sempre più agli uomini e ne copia i lati strani, perché è autunno inoltrato e ci confonde. Sono seduto a ridosso di una cascatella del mio fiume, il fiume di tutti. Osservo l’acqua che scende copiosa dal salto scosceso e sento il rombo melodioso che la compone, in ogni rivolo colgo un piccolo rumoreggiare di scroscio che nell’insieme si fonde in una nenia di un unico afono suono e ti lascia pensare senza disturbo di niente, è un contorno di ciò che la mente comincia a mettere a fuoco una storia di vita, e in questo istante assiemi i giorni trascorsi, tra affanni, piccole gioie e il normale scorrere del tuo vivere, e ti godi il meritato riposo di chi sta bene con se stesso. L’armonia del quadro che hai di fronte, a larghe pennellate si presenta chiara come lo spumeggiare biancastro dell’acqua che sbatte sulle pietre senza spigoli, come che un grande pianoforte a coda stia d’incanto per intonare le note di una musica suadente, e di colpo svanisce ogni dubbio su cosa puoi avere sbagliato, perché tutto l’impasto sta dando colore ai tuoi pensieri con i toni adatti alla tuo operare. Tutto entra in un vortice che scema in un mulinello che rilasciando le acque, si riunisce al resto dello scorrere e va a finire nella culla marina. Che tutto parte dal cielo e va al mare infinito nel perpetuo riciclo vitale della vita. Si può ripartire a vivere di tinte nuove, puoi ridipingere tutto a mano libera, o almeno riprovarci in un rinnovato impulso di vitale speranza, in una ricarica linfatica e auspicio di bene augurante riuscita. Nascono nuove innocenti illusioni, mescolando realtà a fantasia che certo non guasta, quel che ne esce sarà sempre meglio del nulla, e se non provi non vedi, se non vedi non credi, se non credi non vivi, oppure sei già morto senza morire. Il pescatore sul greto del fiume spera paziente di catturare una preda che lo faccia divenire predatore e non gli importa o forse non vuole ricordare che molte volte non ha pescato niente, ogni volta ci riprova con rinnovato interesse, che se a nulla vale il suo tentativo, almeno si è trattato di provare, sicuro ancora che prima o poi come e quando qualche pesce entrerà nella sua rete. Così sono io, così siamo tutti noi, che la vita scorre senza senso se uno non prova a tingerla con i colori che il suo cuore immagina, la sua mente è solo un supporto, è il cuore che alla fine da il comando di essere contenti di ciò che si ha, sfociando nei migliori dei casi, in uno splendido arcobaleno che nessun colore tralascia al più intimo del tuo dentro. E dipinge di rosa le tue storie d’amore, di rosso il tuo tramonto, di giallo sole la tua smania di vivere, di azzurro il tuo cielo, di bianco candido ogni tuo gesto volto al bene, di lillà il divino, di verde la speranza in te e per te che diventa sicura fortezza. Scende a ritmo del tempo l’acqua cristallina che viene dai monti, lei conosce tutto, perché nel lungo percorso tra valli e pianure, ha sentito la voce del vento e il frastuono del mondo, ha visto la faccia della luna e il sorriso del sole che la faceva brillare, gli hanno pianto addosso le nubi e si è arricchita di pioggia, tutto questo sapere lo deve sfociare nel mare. Non si ferma, ancora sfrivola l’acqua del fiume, ora fissandola, pare un immagine ferma mentre scende copiosa a rivoli che paiono passati al pettine, da quel dolce salto che il suo grembo le fa fare. Io la guardo incantato nel presente e intanto abbozzo il disegno del domani, come lei sembro fermo, ma scorre incessante come il sangue nelle vene, scivola via con la stessa frenesia con cui assaporo la vita, dimentico che ho avuto in dono un altro giorno, ed è in questi momenti che capisco che non vale la pena di usare continuamente gradazioni di colore strani o diversi che possono solo imbrattare la tela del mio posto nel mondo. I colori dell’anima sono sempre e solo quelli che ti fanno stare bene, come il guardare la saggia acqua del fiume che scende accompagnata da un orchestra sinfonica di vita.