(At.La.) Il Pd sembra essersi chiarito le idee sulla candidatura del 2024 in città. A far pendere l’ago della bilancia verso il vice sindaco, la volontà di dare continuità politica al lavoro dell’amministrazione e il sondaggio di inizio anno
“Après nous, le déluge”. “Dopo di noi, il diluvio”. Sembrava il motto della giunta Gori fino ad un anno fa. Se non fosse che il destino di Bergamo è legato doppiamente al futuro del sindaco in carica che pare guardi a Bruxelles come prossimo incarico politico. Per farlo ha bisogno dell’appoggio del Partito Democratico e di portare con sé quel bacino di voti e di consensi che a Bergamo ha costruito in questi anni.
E quindi niente diluvio, ma un sole splendente per mettere in atto una campagna che porti ad un doppio risultato: far sì che il centrosinistra faccia la tripletta a Palazzo Frizzoni e questo sia da spinta al posto a Bruxelles. Il sondaggio della scorsa primavera ha evidenziato una lista di possibili candidati. Il risultato è noto: in testa l’ex senatrice Elena Carnevali, già assessore ai servizi sociali nella giunta Bruni, dove si è accaparrata una popolarità e un affetto da parte di associazioni ed anziani. A poca distanza il vicesindaco Sergio Gandi, per due mandati fedele a Giorgio Gori. Nella classifica è emersa anche la candidatura di un civico, come il commercialista Giorgio Berta, presidente della Fondazione Donizetti: uomo di indiscusse capacità amministrative ed organizzative. Basti pensare che è riuscito dove altri hanno solamente avuto vertigini all’idea: chiudere il Teatro Donizetti e restaurarlo nei tempi stabiliti e con un budget blindato. Operazione portata a termine con la dura parentesi del Covid che gli è valsa la consacrazione di “uomo delle istituzioni”. Il nome di Berta circola anche negli ambienti del centro destra, ma il commercialista ha risposto che si candiderebbe solamente se glielo chiedesse Gori. La chiamata è come Aosta nelle temperature meteo della Rai: non pervenuta.
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