L’ULTIMO ABBRACCIO – Luana racconta la morte di suo figlio Eros: “Mio figlio, la biopsia il giorno del suo compleanno, il funerale 10 giorni dopo. In mezzo, prima, durante e dopo un uragano d’amore”

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Quei pomeriggi malinconici di inizio autunno, dove i cieli però regalano sfumature d’incanto. In uno di questi pomeriggi, dove la luce si è scrollata di dosso la foschia del caldo estivo e dove il buio dell’inverno è ancora lontano, Luana racconta Eros. Luana Raia è la mamma di Eros Capuozzo, un ragazzo di 21 anni che se ne è andato in cielo il 15 luglio, divorato in pochi giorni da un cancro incurabile.

Di Eros ne avevamo già parlato, ne hanno parlato in tanti, ma questa volta è diverso, questa è la storia di una madre che racconta suo figlio o, meglio, di una madre e di un figlio che si raccontano a vicenda, perché nelle parole di Luana ci sono quelle di Eros.

Luana arriva in redazione con sua madre, Adele, la nonna di Eros. Loro tre vivevano insieme, uniti, sempre: “E lo siamo ancora, per sempre”. Luana, capelli lunghi, mossi, insegnante di Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico Decio Celeri di Lovere, artista, grafico incisore, pittrice, scultrice ma soprattutto madre.

Noi due, noi tre avevamo un legame fortissimo, da sempre e appunto per sempre. Lui condivideva ogni respiro con me, e in questi respiri trovavamo ogni giorno la gioia di vivere”. 

Da Clusone a Riva di Solto

Eros nasce all’ospedale di Piario il 4 luglio del 2002: “Vivevamo a Clusone – racconta Luana – poi a dicembre di 5 anni fa ci siamo trasferiti a Riva di Solto, amava quel posto, amava Riva e il lago, avevamo fatto una scelta di vita. Eros sin da piccolo è sempre stato in sintonia con me, comprendeva ogni mia sfumatura, capiva tutto senza chiedermi nulla, era sensibilissimo. Quando entrava in casa di qualcuno sentiva subito se c’era armonia, capiva se c’era limpidezza, a quel punto sorrideva e si sentiva a casa. Percepiva subito le dinamiche interne, aveva una grande sensibilità. Aveva una grande capacità di ascolto ma teneva dentro tutto, non voleva condizionarmi nei rapporti con la gente. Capitava magari che tornavo dal lavoro, magari era successo qualcosa, anche senza incrociare il mio sguardo, lui sentiva tutto e mi diceva ‘cosa è successo?’”. Ma in tutto questo Eros ripeteva sempre una frase: “Diceva sempre che noi ce l’avremmo fatta. Lo ripeteva sempre, sì, noi ce l’avremmo sempre fatta”.

I momenti tosti non sono mancati: “E in tutti quei momenti lui era sempre positivo, sempre ottimista. Quando è scoppiato il covid ha dovuto fare rinunce come tutti i ragazzi della sua età, eravamo chiusi in casa ma lui anche in quel brutto periodo sentiva e trasmetteva la bellezza del creato, disegnava, scriveva poesie, esternava incanto. Mi diceva di non avere paura, abbiamo passato momenti orribili, duri, mia mamma è stata in ospedale per il covid, ma lui diceva sempre ‘mamma dai che ce la faremo’. E aveva sempre ragione. Ripartivamo sempre”.

Mamma, dai che ce la faremo

Luana ed Eros amavano e amano il lago: “Abbiamo deciso di prendere casa a Riva, volevo dare una nuova vita a mio figlio, donargli davvero quella bellezza del creato che c’è a Riva. E così abbiamo fatto questo passo, siamo ripartiti un’altra volta, con Eros che ci spronava sempre e ci ripeteva che ce l’avremmo fatta. A Riva sentivo forte lo stimolo creativo, e durante la pandemia noi tre siamo stati insieme, abbiamo prodotto tanto, mia madre infatti era venuta a Riva a stare con noi. Abbiamo attraversato il covid con la consueta voglia di farcela anche perché la casa di Riva sembrava ci proteggesse, una sorta di guscio d’amore, ci ha sempre protetto, lì abbiamo trascorso momenti indimenticabili noi tre. Ognuno di noi c’era per l’altro e quindi c’era tutto”.

Luana racconta, ogni tanto si ferma, gli occhi si inumidiscono ma il sorriso quando parla di Eros non lo perde mai: “Lui era la mia forza, era la nostra forza, prima era più introverso, poi ha cominciato a prendere la forza per esprimere quello che provava dentro, l’amore che provava per noi, lo vedevo come abbracciava mia madre, era lui che si prendeva cura di noi”.

I cigni ci hanno scortato

E a un certo punto nella vita di Eros entra il canottaggio: “Era cominciato per caso, lui aveva provato un po’ tutti gli sport, dal basket al nuoto, equitazione, ma quando dopo il covid ha scoperto il canottaggio è stato amore a prima vista, ho le foto del suo primo giorno in barca, si vede il suo sguardo pieno di incanto e meraviglia, era felice, era quello che voleva fare, era il suo ‘creato’, il suo lago, la sua essenza”. Luana prende il telefono e mi fa ascoltare una poesia che Eros aveva letto­ il 4 Luglio del 2022, durante la sua  festa di compleanno dai canottieri, l’amore per il lago, per il canottaggio, per chi remava con lui: “Un amore infinito, mi raccontava che quando era in barca sentiva il cuore esplodere di gioia, si sentiva volare, era davvero un tutt’uno con quel creato che nominavamo sempre, lui aveva avuto problemi da ragazzino, problemi uditivi, problemi che gli avevano causato limiti, ma con il canottaggio questi limiti li aveva abbattuti. Usciva in barca da solo, remava a occhi chiusi in mezzo al lago, non aveva più paura di nulla”.

Eros porta in barca Luana: “Io non remavo, mi sono affidata completamente a lui, è stato bellissimo, non era certo facile stare li in mezzo al lago, ma lui era sicuro, passava il battello, il lago si muoveva ma lui era tranquillo, felice e io lo ero con lui e per lui. Verso Pisogne abbiamo visto una famiglia di cigni che si è affiancata a noi e ci ha quasi scortato per tutto il rientro, emozioni che porto e porterò sempre con me”.

Luana racconta: “Il suo porto preferito era il Bogn, e poi la cascata dove c’era la Madonnina verso Castro, mi ci voleva portare, lui pensava sempre agli altri, voleva dividere le sue gioie con tutti. In quel periodo ero molto impegnata, la scuola, mia madre da seguire e lui giustamente voleva fare canottaggio, ma non riuscivo a portarlo sempre da Riva a Lovere e così abbiamo preso in affitto un appartamento a Lovere, così si sentiva più autonomo, da lì ha spiccato davvero il volo, andava e veniva, era libero e felice, si gestiva da solo, voleva diventare il braccio destro del Mister, era sempre alla canottieri, andava tutto bene, eravamo felici, sino a quel maledetto giorno di fine giugno…”.

Quel maledetto giorno

Fine giugno, 25, giorno caldo, inizio estate, Eros sente da qualche giorno un fastidio all’addome, pensa che sia normale, facendo canottaggio gli addominali sono sempre sotto sforzo, gli fa male anche la pancia: “Era a casa con me – racconta la nonna – e mi dice che gli fa male il fianco, gli dico di prendere una pasticca di buscopan e vediamo come va, il giorno dopo però i dolori ci sono ancora, gli chiedo di alzare la maglietta e noto un leggero gonfiore nella parte laterale dell’addome, a destra, gli dico che quando rincasa mamma è meglio farglielo vedere”.

Rientra Luana, vede il rigonfiamento: “Il lunedì dovevo lavorare, dovevo finire gli esami scritti della maturità, gli dico che poi lo porto dritto in ospedale per un controllo. Il 27 giugno vado a Lovere, in ospedale, gli toccano l’addome e lui d’istinto si ritrae, sentiva molto dolore, dalle analisi scoprono valori altissimi di calcio nel sangue, mi dicono che non avevano mai visto valori così elevati, che erano valori non umani, non capisco e non capiscono come faccia a stare in piedi. Mi dicono che è meglio portarlo a Seriate. Ok, io dietro in auto e lui in ambulanza. Correva, correva troppo forte e da lì ho capito che c’era davvero qualcosa che non andava”.

Già, fino a poche ore prima Luana ed Eros avevano dentro e davanti un’estate di quelle fatte di felicità a gogò, quella felicità che si erano conquistati giorno dopo giorno, e invece in poche ore è cambiato tutto, troppo tutto: “Guidavo e mi chiedo cosa cavolo stava succedendo, perché?”.

Eros viene sottoposto a risonanza e alle 22,30 la dottoressa parla con Luana: “Metastasi al fegato, intestino e aveva già intaccato anche i polmoni. Ma come? Non aveva mai avuto niente, né nausea, né febbre, niente. Perché?”.

***

Domenica 15 ottobre regata e commemorazione al Crystal per Eros e per la ricerca

Eros rimane. Non solo nel cuore di Luana, di nonna Adele e di tutti quelli che gli hanno voluto bene. Ma rimane in un progetto che il 15 ottobre diventa una giornata particolare. Nella mattina di domenica 15 ottobre i canottieri di Lovere faranno una regata dedicata alla ricerca sul cancro. Nella serata di domenica 15 Ottobre dalle ore 20:00 alle 21:30  al  Teatro Crystal di Lovere si terrà la commemorazione  dedicata a Eros. Ingresso libero. Serata dedicata alla sensibilizzazione e prevenzione sulla ricerca contro il cancro affinché si eviti tanto dolore ad altri giovani e alle loro madri: “Un video – racconta Luana – che era nato con Eros, che continua con Eros, quando lo abbiamo fatto non sapevamo certo a cosa andavamo incontro. Un video che mi ha restituito il limite del passaggio mi ha rieducato a una vita che si fa eterna. Lui è sempre con me, io sono sempre con lui e questa serata vuole essere un invito, un monito forte a fare prevenzione”.

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