CLUSONE – La Caritas si toglie dall’«accoglienza prefettizia”. Don Trussardi: “Poco umana e poco umanizzante: fratelli e sorelle o galline dalle uova d’oro”?

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Del fenomeno dell’immigrazione, delle sue dimensioni, del funzionamento dell’accoglienza in Italia e delle sue prospettive per il futuro del Paese si è discusso durante la partecipatissima serata del 26 ottobre scorso presso l’Auditorium di Clusone, organizzata dall’Associazione culturale Il Testimone. Con la consueta chiarezza e precisione, il ricercatore sociale Nando Pagnoncelli ha illustrato le cifre del fenomeno a livello nazionale (vedi scheda), sottolineando l’esigenza di fare discernimento, perché  su questo argomento così divisivo regnano  il pregiudizio e l’ignoranza, causati dalla non conoscenza dell’argomento da parte della maggioranza delle persone. Anche dal pubblico presente è stata espressa quest’esigenza di informazione sul fenomeno: i mass-media nazionali ne parlano solo per alimentare la paura e l’insicurezza della gente; quelli locali, in generale, non se ne occupano, e  il nostro giornale, che a più riprese ha tentato di saperne un po’ di più, non viene messo in condizione di farlo, perché si scontra in continuazione contro le leggi e le disposizioni amministrative, che proibiscono ai dipendenti dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) di fornire informazioni. I CAS sono gestiti dalle cooperative, che sono scelte con appositi bandi statali e che rispondono del loro operato solo al Prefetto. 

Sono infatti salita più volte a Dossi, a Gavazzo, a Gromo ed a Castione, dove sono ospitati gli immigrati della nostra zona, ed ogni volta mi sono scontrata contro un muro di silenzio: non si può entrare nelle strutture, non si può parlare con gli operatori e men che meno con gli ospiti, mentre il responsabile, quando c’è, ti rimanda al  Direttore – il quale non fa che ripetere il ritornello del “tutto a posto, va tutto bene”- o alla Prefettura che non risponde mai. Nonostante questa situazione, per vie ovviamente non ufficiali, qualche informazione siamo riusciti ad averla, e non si è trattato certo di buone notizie, perché il quadro generale che ne è emerso è quello di un’accoglienza “poco umana e poco umanizzante”, come l’ha definita don Antonio Trussardi, presidente della Caritas bergamasca, nel suo appassionato intervento. 

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