“L’hanno manipolata e le hanno fornito una tesi difensiva”. A sostenerlo il pubblico ministero, Alessia Pifferi, che ha lasciato morire sua figlia Diana a Milano, “è stata aiutata a fornire una versione dei fatti sulla morte della figlia” dalle psicologhe del carcere. “Una versione differente rispetto a quello che aveva detto spontaneamente all’inizio”, ha detto il pubblico ministero Francesco De Tomasi, titolare dell’inchiesta con Rosaria Stagnaro. Si tratta, spiega oggi Repubblica Milano, dei colloqui che hanno accertato il deficit intellettivo della donna. Il pm già nella scorsa udienza aveva parlato di una «manipolazione» in carcere. Ieri in tribunale ha presentato una memoria in cui smonta l’esito dei colloqui: “Non un percorso di assistenza difensiva ma una rivisitazione dei fatti contestati». Le esperte avevano scritto che «il non essere stata vista nei suoi bisogni da bambina ha probabilmente indotto la capacità di vedere la figlia come altro da sé”. Per questo l’avrebbe abbandonata. In un altro passaggio della relazione si scrive che Alessia Pifferi ‘è assolutamente credibile quando dice che amava sua figlia e non avrebbe voluto farle del male’. Il pm dice che l’imputata è stata sottoposta a un monitoraggio. E adesso è consapevole del fatto che la derubricazione del fatto in abbandono di minore le consentirebbe di avere una pena minore. E questo stride con i problemi cognitivi accertati nella relazione su di lei. Mentre una eventuale diagnosi di semi-infermità potrebbe farla finire in una Rems.
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