Silvia da Ponte Nossa e il suo lavoro tra le donne vittime di violenza: “Una donna di 70 anni ha aspettato che i figli crescessero e poi è venuta. Quella ragazza incinta al settimo mese…”

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Luca Mariani

«Una donna che trova il coraggio di chiedere aiuto entra all’interno della rete antiviolenza. All’interno di questa rete interistituzionale sono presenti vari enti tra cui il Centro Anti Violenza, i servizi sociali e le case-rifugio. Sono alloggi dove le donne vengono ospitate subito dopo la decisione di lasciare la propria casa e la situazione violenta. Il momento dell’accoglienza in casa-rifugio è un momento molto delicato: le donne spesso sono spaventate e intimorite, non sanno cosa troveranno ma la spinta ad andarsene è tale da voler ricominciare a vivere in un contesto diverso e sicuroSilvia Castelletti, psicologa di Ponte Nossa, ha lavorato fino allo scorso agosto nella casa-rifugio per donne vittime di violenza di Bergamo.  Anche se Silvia ora si occupa di altro, quando parla del suo lavoro nella casa-rifugio lo fa utilizzando sempre il tempo presente. Come operatrice si occupava anche di tutta la parte burocratica, facendo da collante tra tutte le figure di appoggio alle donne vittime di violenza: assistenti sociali, centro anti-violenza ed enti per la ricerca del lavoro. Tanto altro lavoro della ventottenne di Ponte Nossa era rivolto ai bimbi che arrivano nella casa-rifugio con le proprie mamme: «Quello con i bambini è il lavoro più complesso dell’accoglienza. Spesso sono molto piccoli, dagli 0 ai 5 anni. È difficile trovare le parole adatte per raccontare ai più piccoli quanto accade ma è essenziale verbalizzare. A seconda dell’età dei bambini si scelgono le parole per descrivere questo cambiamento. Si parla di un trasloco e del fatto che i bambini e la mamma non vivranno più con il papà per un po’ di tempo. I bambini spesso ci stupiscono ponendo domande salienti: “È perché il papà è cattivo e fa del male alla mamma?”. Per questo è importante prendere in considerazione anche il vissuto dei bambini, ciò che hanno capito di questa nuova situazione e lo stile di vita che facevano prima del trasloco”.

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