Il racconto di P. di Albino, parte da molto lontano, da quando era bambino. “Io penso che non ci sia una causa scatenante, ma una serie di fattori che ti portano a non stare bene e ad andare alla ricerca di qualcosa che ti aiuti a stare meglio, cioè la droga. Nel mio caso, ricordo che quando ero all’ultimo anno di asilo mi si è stortato un occhio, diventando strabico. Sai come succede tra bambini: se uno ha un problema, un difetto, si scherza e viene preso un po’in giro. Io tutto questo me lo sono portato avanti fino alla terza Media, quando sono stato operato all’occhio, ma in tutto quel lasso di tempo io stavo malissimo, perché venivo preso in giro dagli altri. Ho quindi immagazzinato tanta rabbia che in certi momenti esternavo con violenza, litigando o rompendo qualcosa. A 14 anni è poi morta mia mamma e quella è stata un’altra bella botta. Dopo la sua morte, andando a Ragioneria, volevo attirare l’attenzione degli altri, perché mi sentivo estraniato. E per attirare la loro attenzione facevo il gioppino di turno in classe. Volevo fare il figo. Sono poi stato bocciato due volte. Mio padre si è poi risposato quando ero adolescente, ma con la sua seconda moglie non sono mai andato d’accordo. Vivevo con loro, ma il clima non era dei migliori. Avevo sempre tanta rabbia dentro e fino a 23 anni una valvola di sfogo, diciamo così, era la mia fidanzata. Purtroppo, mi sfogavo spesso con lei, senza mai essere violento, per carità. Ad un certo punto lei si è stancata e, giustamente, mi ha lasciato…
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