Sarà Manuel Tomadin, uno degli organisti italiani più premiati in concorsi della sua generazione, il protagonista del concerto in programma venerdì 19 aprile (ore 20.45) nella Chiesa parrocchiale di Urgnano (Bg), secondo appuntamento della nuova rassegna musicale “Tra cielo e terra”, nata per valorizzare il grande organo costruito da Giuseppe Serassi II nel 1798.
Si tratta di un poderoso strumento a due tastiere, dalle caratteristiche inedite per l’epoca in cui fu realizzato, collocato in cantoria. In una posizione sospesa, dunque, a metà strada tra il cielo e la terra, quasi a voler figurare il raccordo tangibile, reale, tra la dimensione divina e quella terrena. Come scrive Federico Lorenzani: «Giuseppe Serassi aveva ben presente che l’organo di Urgnano era uno dei più grandi strumenti settecenteschi usciti dalla sua bottega, certamente l’unico, per quanto ne sappiamo, con il Principale 32’ reale alla tastiera. L’organo di Urgnano si configura pertanto come il più grande strumento realizzato in Italia nel Settecento». Restaurato dalla ditta Francesco Zanin di Codroipo tra il 2010 e il 2013, il prezioso manufatto è ora il protagonista indiscusso di tre appuntamenti affidati alla direzione artistica di Alessandro Bottelli, che ha messo in calendario un terzetto di concerti dove antico e nuovo si fondono inestricabilmente, per fare dell’organo uno strumento vivo, attuale, capace di interagire anche con la modernità.
“Il soffio di Mozart” – questo il titolo della serata promossa dalla Parrocchia e dedicata in particolare a tutti gli urgnanesi che con il loro prezioso contributo hanno contribuito, poco più di dieci anni fa, al restauro delle canne dell’organo –, è stato pensato per mettere in luce le caleidoscopiche sonorità dei registri ed è incentrato su musiche del genio salisburghese, oltre che di Padre Giovan Battista Martini, Johann Gottlieb Graun, Giovanni Morandi e di Davide Mutti, organista, direttore di coro e compositore bergamasco, al quale è stato commissionato un nuovo brano, Varianti sul nome ‘Serassi’, che sarà presentato in prima esecuzione assoluta nel corso del concerto. Nell’illustrare le musiche in scaletta, Tomadin scrive: «Pochi musicisti ebbero la fortuna di girare l’Europa. L’intento spesso era quello di perfezionarsi con grandi maestri o di procurarsi un lavoro sicuro quando non era possibile trovarlo nella propria terra natale. È ormai risaputa la storia del bambino prodigio che a soli tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi e a cinque era già autore di alcune composizioni. Il padre Leopold definiva suo figlio come “il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo”, ed è ragionevole ritenere che il grandissimo talento mostrato dal piccolo Wolfgang abbia motivato nel padre una responsabilità molto grande, ben al di là di quella attribuibile a un semplice genitore o insegnante. In molte chiese Mozart lasciava quasi sempre la sua firma all’interno del “Re degli strumenti”, come lo definiva lui, una vera orchestra che con le sue molteplici timbriche poteva emulare svariati strumenti musicali. Gli organi erano diversi in ogni nazione: per motivi religiosi o per usanze particolari riferibili ai luoghi o per le dimensioni stesse delle chiese, ma ogni uscita era l’occasione per dimostrare il talento alle tastiere di questo giovanissimo figlio, per imparare il contrappunto e apprendere l’arte della musica sacra. L’italiano Padre Giovan Battista Martini scrisse molta musica per strumenti da tasto, e sicuramente Mozart ebbe molto da imparare da lui, quando divenne suo allievo a Bologna per un breve ma intenso periodo. Lo stile di Mozart è inconfondibile: semplicità, linearità, chiarezza, equilibrio, trasparenza e cantabilità; tutti i fronzoli lasciati dal Barocco estremo erano stati depurati senza rinunciare alla retorica. Il salisburghese ci ha lasciato poche composizioni originali per organo ma sappiamo che ovunque andasse, lasciava un ricordo musicale indelebile del suo passaggio. Ecco, dunque, che Sonate, Schizzi Londinesi e famose Ouverture d’opera si incontrano in questo programma con la sapiente arte musicale del “Maestro dei Maestri”, ovvero Padre Martini, un esperto conoscitore di tutti gli stili, compreso quello del Concerto Grosso Corelliano che rapidamente si era diffuso nella Germania del Settecento influenzando molti compositori, spinti a creare brani originali per organo nello stesso stile, come nel caso del Concerto di Johann Gottlieb Graun. Un po’ più tardi, un maturo Giovanni Morandi (1777-1856), compositore e organista marchigiano autore della Gran Sinfonia Variata, avrebbe ospitato il giovane Gioachino Rossini nella propria casa a Venezia allo scopo di impartirgli alcune lezioni di composizione. Con la diffusione dell’Opera, anche la sinfonia diventava una delle forme orchestrali ed organistiche più utilizzate ed eseguite».
Di tutt’altra natura, invece, il brano scritto qualche mese fa da Davide Mutti (1990), «che trae il proprio materiale compositivo (melodico, ritmico e armonico) – scrive l’autore – dal cognome della celebre famiglia di organari bergamaschi mediante l’antica e comune tecnica della crittografia musicale che consiste nell’abbinare una nota ad ogni lettera dell’alfabeto, secondo la notazione germanico-anglosassone. Sono possibili diverse convenzioni crittografiche: la scelta di utilizzare le due più comuni – che differiscono tra loro per l’inclusione o meno delle lettere straniere – ha derivato due temi di carattere contrastante, organizzati in un brano di forma tripartita. Ad una prima parte toccatistica e diffusamente cromatica che arieggia allo stylus phantasticus dei maestri barocchi nordeuropei segue una sezione poliritmica, di ambientazione più serenamente diatonica e sospesa tra atmosfere ora cantabili, ora danzanti. Nella terza parte i due temi – fin qui avvertiti separatamente – si alternano e si sovrappongono, chiudendo rapsodicamente il pezzo».
Docente di Organo e Composizione organistica al Conservatorio “G. Tartini” di Trieste, Manuel Tomadin si dedica costantemente all’approfondimento delle problematiche inerenti la prassi esecutiva della musica rinascimentale e barocca anche attraverso lo studio dei trattati e degli strumenti dell’epoca. Dal 2001 al 2003 ha studiato presso la “Schola Cantorum Basiliensis” (CH) nella classe di Jean Claude Zehnder. Di grande importanza per la sua formazione sono state le lezioni con i Maestri Ferruccio Bartoletti e Andrea Marcon. Svolge intensissima attività concertistica, sia solistica, in assiemi o come accompagnatore in Italia e in tutta Europa. Ha inciso vari dischi per le etichette Brilliant, Bongiovanni, Tactus, Fugatto, Bottega Discantica, Toondrama, Centaur Records, Stradivarius e Dynamic utilizzando soprattutto organi storici del Friuli Venezia Giulia, dell’Olanda e della Germania. I dischi di Bruhns-Hasse, Kneller-Leyding-Geist, Franz Tunder e Saxer-Erich-Druckenmuller, Krebs, sono stati recensiti con 5 diapason dall’omonima rivista francese. Le integrali per organo di J. L. Krebs (7 CD), F. Tunder (2 CD), Padre G. B. Martini (9 CD), C. Erbach (9 CD) e il CD “December 1705”, hanno ottenuto una nomination al Longlist del “Preis der deutschen Schallplattenkritik e.V.”. È inoltre Direttore artistico del Festival organistico Orgelherbst – Autunno organistico J. S. Bach di Trieste ed organista titolare della Chiesa Evangelica Luterana a Trieste. Vincitore di quattro concorsi organistici nazionali e sei internazionali tra cui spiccano il primo premio a Füssen – Breitenwang – Mittenwald (Germania), il secondo premio con primo non assegnato al prestigiosissimo concorso “Paul Hofhaimer” di Innsbruck per ben due volte (2004 e 2010) e il Primo premio assoluto allo “Schnitger Organ competition” di Alkmaar – Holland 2011 con il titolo di Organista Europeo dell’ECHO 2012.
Durante il concerto, Tomadin sarà affiancato dal giovane e già applauditissimo jazzista Federico Calcagno, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali (Keep an Eye Records 2023, Premio Internazionale Giorgio Gaslini 2020, Nuova Generazione Jazz 2021, Jazz Juniors 2021 e Concorso Nazionale Bettinardi 2021, secondo posto e premio della critica al Concorso Internazionale Massimo Urbani 2019) e docente di Clarinetto Jazz al Conservatorio di Milano e di Musica d’Insieme Jazz al Conservatorio di Bologna, invitato a riprendere alcuni temi di brani organistici in scaletta reinventandoli con le misteriose, sotterranee sonorità del clarinetto basso e contra-alto.
La rassegna ha la media partner del settimanale Famiglia Cristiana, del quotidiano Avvenire, di BergamoNews e Araberara.
Ingresso libero e gratuito. Per informazioni: 388 58 63 106