ATALANTA – L’INTERVISTA – Bortolo Mutti: “Da bergamasco allenare l’Atalanta è stato un onore, è un modello virtuoso di società. Sono diventato poi un allenatore ‘terrone’

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Walter Tenio

Ci sono allenatori, nel mondo del calcio, che lasciano ricordi indelebili nel Cuore dei tifosi. Nomi a cui sono legati ricordi personali, colori, sensazioni di una determinata epoca della nostra vita-Bortolo Mutti, pe me, è uno di questi. Lo incontrai di persona quasi 22 anni fa, nella sala stampa dello stadio Granillo di Reggio Calabria, il giorno in cui fu esonerato dalla Reggina, dopo un 3 a 0 contro la Lazio di Roberto Mancini- Era il 6 novembre del 2002, il giorno del mio compleanno. Dopo la partita andai in sala stampa per stringerli la mano, “sei rimasto uno dei pochi, mi disse”. Poche ore dopo venne esonerato. Si rilanciò, l’anno successivo nell’altra sponda dello stretto. Divenne infatti l’artefice del miracolo Messina, una promozione in serie A, un settimo posto nella massima serie. “Nel calcio ci sono momenti in cui tutto gira, e momenti in cui non gira nulla. E’ cosi per qualsiasi allenatore. Io sono soddisfatto della carriera che ho avuto, ma non tornerò nel mondo del calcio, anche per raggiunti limiti di età. Il calcio lo guardo da lontano…”  “Si aspettava il successo di questa Atalanta?”. “Sinceramente era difficilmente da immaginare. Quello che la famiglia Percassi è riuscita a fare, in termini di vittorie, di identità di radicamento nel territorio, è qualcosa di eccezionale”, “crede che l’Atalanta possa ambire alla vittoria dello scudetto, nei prossimi anni?”.

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