SOVERE – Suor Tecla dal Bangladesh (la suora col bastone rosso), padre Antonio dalla Costa d’Avorio e don Antonio dalle cime più alte della Bolivia: il definitivo ritorno a casa dei tre missionari soveresi

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Ritorno a casa. Dopo una vita per gli altri. E non è così ovvio e scontato che un paese di poco meno di 5000 abitanti abbia ‘partorito’ così tanti missionari. Ne abbiamo raccontati tanti in questi anni, da Padre Antonio Berta a Pierantonio Zanni sino ad arrivare a Padre Osvaldo Coronini. E ora, in questi ultimi mesi sono tornati a casa, e per casa s’intende l’Italia tre missionari soveresi. Suor Tecla Forchini, per anni punto di riferimenti per migliaia di poveri nel Bangladesh, suo fratello Padre Antonio, missionario cappuccino in Costa d’Avorio e Padre Antonio Caglioni, per decenni in Bolivia, in posti difficilissimi da raggiungere, sempre in prima fila per aiutare gente in difficoltà. Sono rimasti fino a che hanno potuto, tutti e tre su strade diverse, tutti e tre con vite diverse, tutti e tre con il minimo comune denominatore di Cristo nel cuore. Le loro storie le abbiamo raccontate, qui un piccolo stralcio di ciò che hanno fatto. Suor Tecla, ora a Gazzaniga, nel convento delle suore, suor Tecla ideatrice allora di un grande progetto, se cercate sul web ‘le capre di Tecla’, centinaia di siti ne parlano. Suor Tecla l’avevamo intervistata durante un suo rientro in Italia, qui alcuni stralci di quel racconto. Suor Tecla ha diretto per anni il San Mary Hospital, l’Ospedale di Santa Maria a Khulna, quattro milioni e ottocento milioni di abitanti, è la seconda città del paese (“bello, ma povero, sette mesi di siccità e poi alluvioni che trasformano le città in grandi Venezie”). La capitale è Dhaka, 11 milioni di abitanti (“un formicaio”).

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