Paolo Bottini a Lallio per la 10^ edizione di «Box Organi. Suoni e parole d’autore»

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L’organista Paolo Bottini, infaticabile divulgatore oltre che profondo conoscitore del repertorio organistico ottocentesco d’ascendenza operistica e apprezzato interprete di musiche del Bel Paese di non comune frequentazione, sarà il protagonista del quarto appuntamento della rassegna Box Organi. Suoni e parole d’autore di Lallio (Bg), ideata e diretta da Alessandro Bottelli e realizzata in collaborazione con Parrocchia e Associazione Libera Musica. Sabato 28 settembre, alle ore 21, nella Chiesa arcipresbiterale dei Ss. Bartolomeo e Stefano, il maestro cremonese affronterà un ricco programma basato su melodie dei grandi operisti italiani dell’Ottocento – Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Ponchielli – e un doveroso omaggio a Giacomo Puccini nel centenario della scomparsa, caratterizzato dall’esecuzione di una scelta di rari spartiti d’organo ad uso più o meno chiesastico vergati dal celebre lucchese nella sua intemperante giovinezza. «Eseguire all’organo pezzi concepiti per l’orchestra del teatro d’opera – scrive Bottini nella sua presentazione – è certamente un giocare al ribasso: partendo dalla riduzione pianistica ufficiale bisogna fare della partitura orchestrale un sunto che senza dubbio sacrifica qualcosa, cercando comunque di imitare fin che possibile il colore degli strumenti dell’orchestra, o quanto meno il costrutto essenziale dell’impalcatura, grazie alle risorse foniche di un organo, il quale ha comunque sicuramente una marcia in più rispetto al pianoforte. Infatti il gioco è facilitato, dacché gli strumenti a canne ottocenteschi di scuola lombarda, grazie alle innovazioni introdotte negli ultimi due decenni del Settecento dalla celeberrima ditta Serassi di Bergamo, erano pensati proprio per imitare gli strumenti a fiato dell’orchestra e della banda (flauto traverso, ottavino, oboe, fagotto, tromba, corno da caccia, clarinetto, corno inglese, viola). Lo stimolo a suonare all’organo repertori non specificamente organistici anche nel nostro tempo (gli unici brani dedicati espressamente all’organo sono quelli di Puccini) è giustificato dal fatto che durante l’Ottocento si diffondeva vieppiù l’uso dello stile teatrale da parte degli organisti, più o meno titolati, nell’ambito del culto divino: ebbene sì, l’opera a messa, con ben poco scandalo, costituiva la colonna sonora delle domeniche del popolo del Bel Paese. Per questo gli editori di musica offrivano agli organisti pratiche trascrizioni-adattamenti, di varia difficoltà, che trasformavano più o meno celebri pagine d’opera in malcelate pie versioni liturgiche, non solo ouvertures e sinfonie d’orchestra, ma anche cori, marce, nonché le più acclamate cavatine e cabalette. Tuttavia il programma del concerto in questione non prevede l’utilizzo di queste facilitazioni organistiche d’epoca (le quali non facevano che prendere le melodie primigenie e le arrangiavano, cucendole con episodi di apposita invenzione, utilizzando una scrittura sostanzialmente abbordabile anche da parte di esecutori modesti), bensì l’operazione che, nell’Ottocento, i migliori organisti erano in grado di fare semplicemente ponendo sul leggìo la riduzione ufficiale per canto e pianoforte di un melodramma, adattandolo estemporaneamente all’organo e “colorando” la partitura col variegato utilizzo dei registri di cui lo strumento era dotato di volta in volta». Entrando nel dettaglio del programma, di Gioachino Rossini sarà eseguita la sinfonia de L’italiana in Algeri e la cavatina «Di tanti palpiti» del Tancredi, quest’ultima nella versione variata a cura del chitarrista Mauro Giuliani (1871-1829) seguita da una caratteristica marcia di gusto bandistico di Gaetano Donizetti dalla poco nota opera Otto mesi in due ore, ossia Gli esiliati in Siberia. Di Amilcare Ponchielli verrà proposto un adattamento del duettino per mezzosoprano e soprano «Aleggiate dal Ceniso» dalla Cantata per soli, coro e orchestra “A Gaetano Donizetti” (su libretto di Antonio Ghislanzoni, poeta morto nel 1893 a Caprino Bergamasco, noto per aver composto il libretto per l’Aida di Verdi) che fu eseguita per la prima volta a Bergamo presso il Teatro Riccardi il 13 settembre del 1875 in occasione delle solenni onoranze al celebre compositore (voci soliste femminili in quella prima furono la moglie di Ponchielli stesso, Teresina Brambilla, e Paolina Vaneri-Filippi). Da rimarcare, poi, tre pezzi originali per organo di Giacomo Puccini, nel centenario della scomparsa: Bottini stesso ha avuto modo di incidere in un doppio CD per «Da Vinci Classics» l’omnia organistica del celebre operista, il quale, figlio, nipote e pronipote di organisti del Duomo di Lucca, a sua volta in gioventù rischiò di diventare un semi-oscuro musicista di chiesa di provincia se non avesse vinto il terno al lotto del successo del teatro lirico, forte degli studi che potè compiere presso il Conservatorio di Milano grazie ad una borsa di studio concessa dalla regina Margherita. Del catanese Vincenzo Bellini si potrà ascoltare l’agile incipit corale de La sonnambula e la celeberrima «Casta diva» da Norma: «la sfida qui sarà non far rimpiangere l’espressiva duttilità della voce umana, dato che l’organo non ha possibilità di emettere chiaroscuri su una nota fissa» Chiude il programma la strepitosa sinfonia del Nabucodonosor di Giuseppe Verdi, preceduto dalla celebre scena del Trovatore con il coro degli zingari seguito dalla truce canzone «Stride la vampa». Infine, Bottini eseguirà in prima assoluta un brano appositamente creato dal compositore e direttore d’orchestra milanese Simone Fontanelli (docente di Musica strumentale contemporanea all’Universität Mozarteum di Salisburgo e di Composizione per strumenti antichi all’Accademia Chigiana di Siena) intitolato All’estremo confine.  «Il componimento evoca nel titolo – scrive Fontanelli –  l’intenzione di un viaggio nell’immaginario. Un viaggio non organizzato a priori ma lasciato libero di seguire le varie immagini ed emozioni che un gesto, una figura musicale possono inaspettatamente attivare. Al gesto iniziale, uno scorrevole sipario che si apre, seguono vari momenti e situazioni. Si visitano nuovi luoghi, contrastanti tra loro nell’atmosfera e nei gesti musicali che li abitano. Questi luoghi fatti di suoni non descrivono niente di reale. Sono invece stati d’animo che vivono e rivivono ritrovandosi in un racconto continuo. Quale sia la meta di questo viaggio, in partenza essa è sconosciuta. Tuttavia, passo dopo passo, appaiono elementi che appartengono a qualcosa di preesistente ma ancora indistinto. Al termine del viaggio e all’estremo confine dei luoghi, si ode come da lontano una breve melodia che sembra rivelarsi come la meta desiderata. L’organo intona l’incipit di una composizione di Giacomo Puccini. Si tratta del quartetto d’archi Crisantemi, una delle poche pagine di musica da camera da lui composte, scritta nel 1890 in una sola notte e dedicata alla memoria di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta».

Le esecuzioni di Bottini, inoltre, saranno intervallate dalle improvvisazioni ai flauti affidate alla creatività di Carlo Nicita, singolare figura di musicista che si muove tra jazz, classica, musica popolare, con un attento sguardo verso la sperimentazione e che ha in curriculum un nutrito numero di collaborazioni con artisti internazionali, a cui spetterà il compito di rielaborare, secondo modalità care alla musica improvvisata, temi appena ascoltati dalla voce dello strumento a canne.

A corollario, la lettura del racconto inedito a tema organistico scritto da Luca Scarlini (vivace saggista, narratore, performer e drammaturgo fiorentino), affidata alle cure dell’attore Alberto Salvi.

La rassegna, che ha il patrocinio e il sostegno del Comune di Lallio e della Camera di Commercio, è resa possibile anche grazie al contributo di Fondazione Credito Bergamasco e delle ditte Montello, Zanetti, Agnelli Metalli, Agnelli, Ambrosini. Si avvale inoltre della media partner di Famiglia Cristiana, Avvenire, Prima Bergamo, BergamoNews, araberara e Seilatv.

Ingresso libero e gratuito. Per info: 388 58 63 106