Una caramella alla menta che rotola in tasca da chissà quanto. La giacca di pelle che torna come ogni autunno a coprirmi le spalle. Ma il cuore resta scoperto. Prende spifferi di dolore. A volte picchiano come martelli. Accendo la radio e una canzone di Luca Carboni asciuga la notte. Io mi asciugo di me. Le auto in coda al semaforo. Inseguono il lavoro. Hanno fretta. L’aumento annuale di stipendio. Un nuovo iPhone da comprare. Qualche azione da comprare. Dieci ore da passare in ufficio. E intanto la vita si sfila. Come preferisse altro.
Non ricordo quasi nemmeno i nomi dei miei vicini. E così giro l’auto ed esco dal gruppo. Cerco qualcosa ogni giorno che non possa essere misurato. Qualcosa che non può rientrare nei calcoli di nessuno. Che non fa calcoli. Che non fa costo o incasso. Ciò che non è razionale non si distruggerà mai. Non sparirà. Resta con me. Faccio domande che non hanno risposta. Investo nel millennio. Pianto datteri. Il mio raccolto sarà ciò che non ho piantato e che non vivrò per raccogliere. Così sono ancora più libera. Il sorriso è incalcolabile. È così bello. Come la gioia. Come i capelli spettinati. Liberi dai nodi dell’ipocrisia, della disciplina. A farsi coccolare dal vento di un ciliegio maturo.