I bar bergamaschi, computando sia le sedi sia le unità locali, sono 3.070, come dicono i dati riferiti all’inizio del 2024. La maggioranza si trova nell’area urbana del capoluogo (32%), seguita dalla pianura (27%) e da collina e montagna (entrambe con una quota pari al 17%). I bar si concentrano particolarmente nei comuni di Bergamo, Treviglio e Romano di Lombardia.
La media è di 2,8 bar ogni 1.000 abitanti, un dato in linea con la media regionale, ma il valore sale a 3,5 nelle zone montane e a 3,1 nell’area urbana, mentre scende a 2,4 in collina e in pianura. Caravaggio si distingue per il primato di 5,8 bar ogni 1.000 abitanti, il doppio della media provinciale, seguita da Calusco d’Adda con 4,6 e da Bergamo con 4,2.
Nel decennio si sono persi 374 bar, soprattutto nelle aree montane e in quella urbana.
Il totale di 3.070 bar si può suddividere in 2.329, che sono le imprese con sede in provincia di Bergamo, e 741, che è il numero complessivo delle unità locali. Una su cinque, per la precisione 143, fa capo a imprese con sede fuori provincia, le restanti sono afferenti alle 2.329 imprese bergamasche. Le unità locali erano 646 nel 2014, pertanto sono cresciute nel decennio con un tasso medio annuo del +1,5%. Le unità locali di imprese non bergamasche hanno registrato una crescita eccezionale, con un tasso medio annuo del +7,4%.
Parallelamente al calo complessivo dei bar, è anche calato il numero delle imprese. Le imprese bergamasche registrate con l’attività di bar e altri esercizi simili senza cucina erano 2.798 nel 2014, ora sono 2.329, ovvero 469 in meno per un calo del 17%. Rappresentano il 3% del totale delle imprese attive e la metà di quelle attive nella ristorazione. Il minimo della serie storica è stato toccato proprio alla fine del 2023. Non hanno invertito la tendenza calante neppure durante il biennio pandemico, periodo in cui invece il complesso delle imprese ha conosciuto una crescita in quanto le cessazioni sono state posticipate per godere delle misure di ristoro.
In conseguenza di ciò il tasso di crescita medio annuo risulta negativo e lo è più intensamente a Bergamo che non in Italia o in Lombardia. Ma c’è un’eccezione e si tratta delle imprese guidate da imprenditori nati all’estero, che hanno avuto una crescita media annua positiva.
Circa due bar su dieci sono gestiti da persone nate fuori dall’Italia, il 94% delle quali è cittadina extra UE. Posto che solo per le imprese individuali è possibile risalire al Paese di nascita del titolare, tra i Paesi in prima posizione si trova la Cina, con imprese localizzate soprattutto a Bergamo e a Ponte San Pietro. A seguire si trovano Albania e Marocco.
Un’impresa su due è costituita come impresa individuale. Le società di persone rappresentano un’impresa su tre, mentre le società di capitali sono scelte solo da un’impresa su dieci. Le imprese individuali sono diffuse soprattutto in pianura e in area urbana. Quanto alle società di capitali, circa una su due ha sede nell’area urbana, mentre la montagna detiene la quota minore di bar costituiti in questa forma giuridica.
Lungo il decennio si nota per i bar lo stesso fenomeno che interessa il complesso delle imprese: le imprese individuali stanno calando a un ritmo di crescita sostenuto (-2,2% in media annua), mentre le società di capitali mostrano una dinamica positiva (+0,2% in media annua). Le società di persone presentano una dinamica discendente lungo tutto il periodo e complessivamente riportano la diminuzione più spiccata tra le forme giuridiche (-3,1% in media annua).
Due bar su cinque sono gestiti da donne, dato in crescita negli ultimi dieci anni e superiore al dato regionale e nazionale. Solo un bar su dieci è gestito da imprenditori sotto i 35 anni. Peraltro, a causa dell’invecchiamento demografico, le imprese giovanili hanno perso 200 unità.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Osserviamo nei numeri del decennio due fenomeni interessanti: la concentrazione delle imprese bergamasche che gestiscono sempre più bar e la crescita vivace degli esercizi che fanno probabilmente parte di catene, desumibile dall’aumento delle unità locali che fanno capo a imprese non bergamasche. Il numero di bar in relazione agli abitanti è maggiore nelle aree montane e cittadine. A ciò possiamo dare una lettura che considera da un lato il ruolo del bar come offerta di servizi, oltre che di intrattenimento, per i lavoratori urbani e i visitatori; dall’altro la sua importanza come polo di aggregazione in ambito montano, a cui si affianca ancora una volta la sua valenza di servizio al turismo.”