RANICA – IL PERSONAGGIO – Beppe Borella, scultore: “Affido all’eternità del marmo i ricordi del mio mondo di bambino”

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di Roberta Treu

La bellezza è nell’occhio di chi guarda, recita un famoso proverbio e, come è noto, i vecchi detti hanno sempre un pizzico, se non di più, di ragione.  Di bellezza, nelle sculture realizzate da Beppe Borella, ce n’è tanta, da lasciare a bocca aperta. A casa sua, a Ranica, le numerose opere accolgono gli ospiti, silenziosamente maestose. In marmo, splendenti e levigate, dalle forme accattivanti. Semplici, ma che immediatamente conquistano l’occhio e la mente anche di chi, di arte, non ha mai sentito parlare.

“Quella, se la guardasse un bambino” spiega commentando un’imponente creazione astratta che troneggia in giardino “potrebbe anche sembrare un formaggio, perché ha dei buchi rotondi. Un altro potrebbe vederci dei pianeti che galleggiano nello spazio. Per me, potrebbe rappresentare la fatica del lavoro e quindi la liberazione dal peso del marmo. Va bene. Ognuno è libero di vederci quello che vuole”.

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