ANNIVERSARI TRA IERI E OGGI /2 – Le battaglie di Giorgio Paglia. Il rifiuto della grazia e la morte

0
25

Continuiamo la storia di Giorgio Paglia. Sul numero scorso è stata raccontata la vita del giovane nato a Bologna nel 1922, cresciuto nella villa famigliare di Nese (Alzano) con la madre Teresa Pesenti, sorella di Carillo, che dirige la cartiera Pigna, fondata dal padre. Il padre di Giorgio, Guido, aderisce al Fascismo, è volontario nella guerra d’Etiopia e muore in battaglia nel 1936. Sarà “medaglia d’oro”. La famiglia ne è sconvolta. Giorgio ha frequentato il ginnasio al “Sarpi” di Bergamo e si iscrive al Liceo della scuola militare “Teulié” di Milano. Nel 1940 consegue la maturità. Inizia la fase di “anti”, contro il razzismo delle leggi antiebraiche, antimilitarismo, antifascismo. Opera nella zona di Como aiutando la fuga in Svizzera di famiglie ebraiche. Sente il fiato sul collo della polizia e si trasferisce a Bologna. Siamo nel 1943. Viene chiamato alle armi e l’8 settembre è in combattimento a Roma, contro i tedeschi ex alleati. Il “tutti a casa” porta Giorgio Paglia a Nese, ma poi si sposta a Milano e di nuovo ad Alzano. Richiamato alle armi si rifugia in montagna, prima in Val Brembana, poi a Forte dei Marmi, di nuovo a Milano, aggregato a gruppi partigiani fino al giugno 1944. Tornato a Nese decide, con la mamma, di aggregarsi alla 53ª Brigata Garibaldi di Lovere. Da qui ricomincia il racconto di Grazia Milesi.

*  *  *

Grazia Milesi

Garibaldino della 53ª Brigata Garibaldi

Giorgio si è confessato e comunicato ed è con il cuore leggero che si presenta al comandante della formazione dichiaratamente comunista.  

Non si sa la data precisa dell’arrivo, anche se sul suo ruolino di ingaggio si legge la data del 17 luglio, scritta sopra una cancellatura. La formazione sta vivendo un momento particolarmente difficile, per l’uccisione a tradimento di due giovani da poco arrivati: Magnanino e Maistràc. Per vendicarli, il comandante Brasi, Montagna, decide un’azione punitiva, scendendo nel paese di Gandino con tutta la banda. La reazione fascista è forte e provoca tre feriti. Viene deciso lo spostamento in Campo D’Avene: come ricorda Giovanni Berta, Leo, è a questo punto che si presenta Giorgio, d’ora in avanti ten. Giorgio.

Subito la nuova recluta ha modo di distinguersi: dopo una decina di giorni gli viene affidata la guida dell’azione contro la caserma di Trescore per rifornirsi d’armi. La spedizione fallisce perché i militi della Guardia Nazionale Fascista sono in attesa e rispondono all’attacco con una scarica di fucili; tuttavia, Giorgio si vedrà sempre più spesso scelto per condurre spedizioni di cui sarà il regista: il suo addestramento militare, la familiarità con le armi, la capacità decisionale, il necessario sangue freddo, la facilità a stabilire contatti e intese con i compagni ne fanno il capo ideale.

La battaglia di Fonteno

Fra tante imprese, il suo capolavoro è la battaglia di Fonteno del 31 agosto 1944. Giorgio organizza le difese, facendo scavare delle trincee nella zona dei colli, poi organizza il fronte delle mitragliatrici per fronteggiare i fascisti della Macerata, arrivati da Clusone. Fra i fascisti i feriti e i caduti sono numerosi, come rivelano le tracce di sangue sull’erba.

ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 DICEMBRE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui