Il profumo del pane fresco lo si sente nell’aria. Il panificio è lì, nel cuore di Tavernola, da sempre, ufficialmente dal 1849, un’eternità, ma potrebbe essere addirittura anche prima. La famiglia Zatti, che il pane lo fa ancora con la stessa passione di una volta. La gente entra ed esce, sfongade, torte di amarene, pane, biscotti e molto altro. Dietro la bottega c’è il forno, una mattina di metà dicembre, al lavoro, come sempre, Cornelio, classe 1947, cresciuto qui, prima di lui il padre e prima ancora il nonno e prima ancora il bisnonno, e ora la figlia Francesca e il genero Eugenio. Insomma, un passaggio di testimone che prosegue nei…secoli. Cornelio, camice e maglietta con il logo del panificio sta preparando biscotti, con lui il genero Eugenio che è qui dalla notte, come ogni notte del resto: “Io – racconta Cornelio – sono subentrato come titolare da mio padre Sandro nel 1983, ricordo quando ero qui con lui, ogni tanto spariva, correva in Chiesa, lui dirigeva la Corale e la Banda”. Cornelio ci mostra il suo regno, il forno: “E’ cambiato nel corso dei decenni, sono cambiati i mezzi ma non la passione e la qualità. Qui c’era una specie di tornio, con delle lime, l’impastatrice funzionava con la puleggia, c’erano tanti tavoli in legno pieni di una specie di fili dove veniva attaccata la pasta per farla asciugare”. Quando racconta negli occhi di Cornelio si legge la passione e l’amore per un lavoro che qui si tramanda di generazione in generazione, quella passione che lo ha portato nel 1952 a vincere il premio come miglior pane italiano, già, miglior pane italiano, mica bruscolini. E qual è il segreto per fare il miglior pane italiano? Cornelio non ci pensa molto e risponde subito: “Materia prima, olio di gomito, passione e onestà”. Ma questo è solo uno dei tanti riconoscimenti che il panificio ha ottenuto: “Ma il miglior riconoscimento è vedere la gente soddisfatta dei nostri prodotti”.
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