di Paolo Perosino
Gentile direttore, ho letto con interesse il suo articolo sullo scorso numero di Araberara titolato “La Montagna abbandonata – monologo sui massimi sistemi montani”, che tratta uno dei temi più ricorrenti e discussi negli ultimi tempi quando si parla di turismo, industria e vita in montagna: lo spopolamento.
Mi permetto di rispondere con alcuni ragionamenti. Spero sarà così gentile da pubblicarmi e, se vuole, rispondermi. Mi chiamo Paolo Perosino e faccio, in questa lettera, da portavoce per il gruppo Terre AltRe che, insieme a Orobie Vive, ha organizzato il partecipatissimo incontro intitolato “Quale montagna vuoi?” lo scorso 28 novembre a Clusone.
La domanda che lei, direttore, rivolge ai lettori è più o meno questa: come facciamo a fermare lo spopolamento senza intraprendere nuove modifiche al nostro territorio, volendo ad ogni costo salvaguardare l’estetica montana da qualsiasi intervento umano, per mantenere quell’estetica da cartolina che gli “amanti patologici” della montagna vogliono vedere nel momento in cui vengono a visitarla?
Inoltre, lei propone anche un altro ragionamento, differenziando chi cammina con la testa rivolta all’indietro, verso un passato (solo apparentemente) glorioso delle nostre montagne, da chi riesce a vivere la montagna con lo sguardo rivolto verso il futuro, oltre la siepe, pensando a come le nostre montagne possano essere vissute non solo da noi, ma anche dai nostri figli e nipoti.
Quindi, perché ostinarsi a voler guardare indietro, a voler preservare i fasti del passato, di fronte alle iniziative più innovative e futuribili (anche se un po’ invasive) che vengono presentate alle nostre valli?
ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO DI ARABERARA IN EDICOLA DAL 20 DICEMBRE