COMPRENSORIO COLERE/LIZZOLA – IL DIBATTITO – La sfida delle firme: 5.600 contro 2.400. Muro contro muro, assemblee infuocate

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Prosegue il muro contro muro, assemblee infuocate, prima a Clusone, poi a Vilminore, tra pochi giorni anche a Bergamo città. È chiaro che le assemblee organizzate dal fronte del No non danno molto spazio al confronto. E le due raccolte firme (mentre scriviamo i dati sono 5.647 per il No, e 2.430 per il Sì) ovviamente hanno riscontri diversi. Aldilà del tempo diverso di inizio raccolta, è chiaro che chi è contrario è più motivato a firmare rispetto magari a una “maggioranza silenziosa” che, soprattutto in Val di Scalve e dall’altra parte nella parte alta dell’Asta del Serio aspetta di vedere come va a finire, anche perché quei 50 milioni che dovrebbero arrivare dal “pubblico” sono ancora da trovare. Ecco comunque le opposte posizioni raccolte da Araberara.

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Luca Mariani

Comprensorio sì, comprensorio no. No, questa non è la nuova hit che ha dettato il tempo dei festosi trenini di Capodanno. Questo è il dibattito che acquista ogni giorno più intensità tra chi è a favore del progetto di unire gli impianti di Colere con quelli di Lizzola, per un totale di 50 chilometri di piste da sci, e chi è contrario a questo collegamento tra la val di Scalve e la val Seriana, che dovrebbe costare 70 milioni, di cui 50 provenienti dai fondi pubblici, e che comporterebbe un traforo da 450 metri all’interno del pizzo di Petto per consentire il passaggio della funicolare.

L’incontro pubblico a Vilminore

Così venerdì 3 gennaio Orobievive e il collettivo TerreAlt(r)e hanno organizzato una serata nella sala cinema di Vilminore dal titolo “Comprensorio sciistico Colere-Lizzola: patrimonio di tutti o parco divertimenti per pochi?” «Meglio di così era difficile immaginarla». Lucio Toninelli, conduttore e organizzatore della serata è soddisfatto: «La sala tiene circa 250 persone. Speravamo in una buona partecipazione, ma alla fine c’era tanta gente in piedi, non solo della valle, ma anche turisti e villeggianti». La stessa considerazione è condivisa pure da Cesare Epis: «La risposta del pubblico è stata incredibile: c’erano tante persone. Tutti erano molto interessati. I relatori sono riusciti a coinvolgere molto chi è venuto per informarsi». D’accordo con l’attivista di TerreAlt(r)e è ancora Toninelli che evidenzia: «Abbiamo tenuto il pubblico inchiodato dalle 8 a mezzanotte. Ci sono stati tanti intensi interventi, tante domande e nessuno se ne è andato prima».

Tra i molti discorsi il più movimentato è stato quello del sindaco di Valbondione Walter Semperboni: «Appena sono salito a parlare ci sono state le solite urla. Allora ovviamente, quando ho finito il mio discorso ho detto che c’erano persone imbecilli in sala. Certo che l’ho detto. Vado fiero di quello che dico, perché dico sempre quello che penso. Visto che io non ho fischiato nessuno quando parlavano gli altri, non vedo perché debbano fischiare un sindaco che rappresenta un paese». Toninelli vuole precisare: «Il casino è durato pochi secondi. Il suo scopo era di provocare, ma del resto anche il nostro intento era provocatorio: la serata era aperta a tutti e noi ci siamo dichiarati apertamente contro il comprensorio, come si poteva ben capire dai nomi dei relatori e dalla locandina».

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