ATALANTA – Bortolo Mutti: “Da bergamasco allenare l’Atalanta è stato un onore, è un modello virtuoso di società. Sono diventato poi un allenatore ‘terrone'”

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    (Dal numero del 7 giugno 2024) Ci sono allenatori, nel mondo del calcio, che lasciano ricordi indelebili nel Cuore dei tifosi. Nomi a cui sono legati ricordi personali, colori, sensazioni di una determinata epoca della nostra vita-Bortolo Mutti, pe me, è uno di questi. Lo incontrai di persona quasi 22 anni fa, nella sala stampa dello stadio Granillo di Reggio Calabria, il giorno in cui fu esonerato dalla Reggina, dopo un 3 a 0 contro la Lazio di Roberto Mancini- Era il 6 novembre del 2002, il giorno del mio compleanno. Dopo la partita andai in sala stampa per stringerli la mano, “sei rimasto uno dei pochi, mi disse”. Poche ore dopo venne esonerato. Si rilanciò, l’anno successivo nell’altra sponda dello stretto. Divenne infatti l’artefice del miracolo Messina, una promozione in serie A, un settimo posto nella massima serie. “Nel calcio ci sono momenti in cui tutto gira, e momenti in cui non gira nulla. E’ cosi per qualsiasi allenatore. Io sono soddisfatto della carriera che ho avuto, ma non tornerò nel mondo del calcio, anche per

    raggiunti limiti di età. Il calcio lo guardo da lontano…” “Si aspettava il successo di questa Atalanta?”. “Sinceramente era difficilmente da immaginare. Quello che la famiglia Percassi è riuscita a fare, in termini di vittorie, di identità di radicamento nel territorio, è qualcosa di eccezionale”, “crede che l’Atalanta possa ambire alla vittoria dello scudetto, nei prossimi anni?”. “L’atalanta si è mantenuta competitiva confermando in primis Gasperini, io credo possa ambire a mantenersi stabilmente ai vertici. Mantenersi nelle prime 3-4 posizioni ogni anno sarebbe un grandissimo risultato. Certo. difficilmente si ripeterà un miracolo Verona. “Il calcio di oggi è diverso da quello di 20 anni fa?” “Si, il calcio è molto cambiato. Anche perché, come ha detto appunto Gasperini, bisogna competere con squadre che, per essere competitive, hanno bilanci in rosso di centinaia di milioni di euro. L’atalanta resta un modello virtuoso, ma difficilmente potrà competere per il vertice. Oggi il calcio, rispetto a quando allenavo io, è più mediatico, più social” “c’è una certa disaffezione e nostalgia verso il calcio di una volta, anche in chi segue ancora questo sport”, “questo è vero per chi ha la nostra età, ma per i ragazzi di oggi, è la normalità”. “Crede che l’italia, dopo questi anni di crisi, possa tornare in futuro a sfornare talenti come Baggio,

    Del Piero o Totti?”. “Difficilmente succederà- Non si gioca più in strada, ci sono meno spazi, si fanno meno figli, è cambiata anche la famiglia, i valori che rappresentava. I giovani sembrano avere altri interessi. Non vedo all’orizzonte un nuovo Baggio”. “Chi è favorito per i prossimi europei?”. “I nomi sono sempre gli stessi. La Spagna, ma anche la Germania e la Francia. L’Italia comunque può dire la sua, se la giocherà”. “Lei ha allentato moltissime squadre del sud: il Napoli, il Palermo,il Cosenza… E’ stato un caso?”. Mi ero fatto una buona fama al sud, ero apprezzato e negli anni ho avuto molte richieste da quelle parti. Cosi sono diventato un allenatore “terrone”. “Chi era il calciatore migliore della “sua “ Reggina? “Sicuramente Cozza, era molto tecnico. Nakamura era un grandissimo professionista, un uomo esemplare. Ma anche Gianluca Savoldi, che ho voluto io, dopo averlo allenato a Cosenza.”” “La piazza del sud che ricorda con maggiore affetto?” “Sicuramente Messina. CI sono stato di recente, per il ventennale della promozione. Presi la squadra a metà campionato, ultima in classifica. La portai al terzo posto con promozione in serie A. Abbiamo ottenuto dei risultati straordinari.” “Si aspettava il successo che ha ottenuto a Messina?” “Sinceramente no, nel calcio è molto difficile capire come andranno le cose”. “L’avversario peggiore che ha avuto come calciatore” “ Tu sei giovane, non lo conosci, era un difensore del Taranto, in serie B. un avversario che non ti dava tregua, un cagnaccio” “Il calciatore più forte che ha allenato?” “Difficile dirlo. Ce ne sono stati tantissimi… Inzaghi, Vieri, Taibi…quello tecnicamente più forte forse è stato Miccoli. In allenamento gli ho visto fare delle cose straordinarie. Quello che però ho plasmato di più è stato tecnicamente Filippo Inzaghi. L’ho allenato a Piacenza, poi l’ho portato con me a Leffe e a Verona. L’ho cresciuto io. Però non c’è un calciatore che posso dire sia stato di gran lunga superiore agli altri”. “Lei ha giocato all’Atalanta, da calciatore, anche in serie C” “ io sono cresciuto all’Inter, poi ho giocato sia nel Brescia che nell’Atalanta. A Bergamo, anche in serie C, lo stadio era ricolmo. La gente non ci ha mai abbandonato. In tre anni, Salimmo dalla C alla serie A. Due anni con Ottavio Bianchi, un anno con Nedo Sonetti, due grandi allenatori. Poi all’Atalanta ci sono tornato da allenatore, in serie B, non fu un’annata fortunata: arrivammo quarti, la promozione sfumò all’ultima giornata. L’Atalanta però resta sempre nel mio cuore”. Già, un cuore nerazzurro.