(Dal numero del 21 giugno 2024) Daniele Petrucci. Un nome e cognome di quelli che forse a Lovere dicono poco o nulla, ma che hanno segnato nel bene e nel male quello che sta succedendo nel mondo della scienza. Daniele Petrucci nasce a Lovere il 10 novembre del 1921, e lo ritroviamo anni dopo a Bologna, farmacologo di fama internazionale, ok, e fin qui niente di eclatante. Ma Petrucci è il primo medico ad avere condotto un esperimento scientifico in provetta ed è il primo ad essere riuscito a fecondare un ovulo umano e mantenerlo in vita per quasi un mese. Bologna, 1961, la notizia fa il giro del mondo. Petrucci viveva in Borgo Santa Maria, di fronte al Monastero delle suore di clausura (Santa Chiara), suo padre Angelo è primario dell’ospedale di Lovere. Daniele nel frattempo brucia le tappe, 28 nascite con inseminazione artificiale realizzata su vetrini in microscopio . La sperimentazione era stata avviata nel 1958 e le prime nascite sono avvenute a partire dal 1961 fino al 1973 anno della sua morte. La dottoressa Laura De Paoli che aveva collaborato con Daniele Petrucci che per primo fece esperimenti in vitro a pochi giorni dalla nascita di Louise Brown nel Regno Unito, quella che si ritiene essere la prima bimba al mondo nata tramite inseminazione artificiale, ha dichiarato all’Ansa che Petrucci fece i primi esperimenti nel 1958. Si trattava di lavoro di laboratorio in vitro per giungere alla fecondazione nel tentativo di risolvere il problema di donne che per l’occlusione delle tube ovariche non erano in grado di avere figli. L’idea era di verificare se era possibile fecondare l’ovulo, esternamente se aveva una vita, come nutrirlo e che ambiente dargli. Qualche anno dopo, dice ancora la dottoressa, Petrucci che aveva illustrato in un congresso medico la sua tecnica documentandola con un filmato, riuscì a concretizzare la sua scoperta con il primo tentativo nel 1961. Su una paziente italiana prelevò un ovulo maturo e dopo averlo fecondato in provetta si accinse a reinserirlo nell’utero della paziente in una clinica privata bolognese ma la suora responsabile della sala operatoria rifiutando di prestare la sua opera non garantì la sterilità dell’attrezzatura, ritenendola un atto contrario ai principi morali. Petrucci si rivolse in Curia per ottenere il permesso di continuare l’intervento e lo stesso vicario, Mons, Bettazzi, poi arcivescovo di Ivrea recatosi in clinica non riuscì a far recedere la suora dalla sua decisione. L’intervento fu annullato e Petrucci decise di proseguire i suoi esperimenti in segreto. La stampa aveva parlato di questi interventi condannati a lungo dai quotidiani cattolici sebbene il vaticano non si sia mai espresso in proposito. Quando molti lo accusarono di sostituirsi a Dio rispose. ‘Non faccio altro che raccogliere quello che Dio mi offre ad unirlo, perché in alto mondo non potrebbe avvenire”. Il prelievo dell’ovulo avveniva tramite cudoscopio messo a punto da una ditta tedesca, strumento che permetteva di operare per via vaginale ma nessuno è in grado di dire con certezza quanti interventi abbia portato a termine. L’unica via è confidare nella testimonianza di uno di questi nati per vedere riconosciuto il primato del dottor Petrucci, la concretizzazione scientifica dei suoi esperimenti. In parecchi casi il ricercatore assistette alla nascita di questi bambini, seguendone i primi mesi di vita per assicurarsi che tutto funzionasse bene e al proposito la nuora Manuela ricorda di aver conosciuto nello studio del suocero, poco tempo prima che morisse, uno splendido bambino nato nel 1971. Ma c’è altro, facciamo un passo indietro, Daniele Petrucci, il 3 agosto del 1943, scrive al capo partigiano ‘Montagna’ (Giovanni Brasi) della 53° Garibaldi, dove ‘caro Brasi, fin qui viaggio ottimo e soste altrettanto ottime. Dovunque sono passato, Monza, Dalmine, Milano, Varese, Pavia, Bergamo regna il perfetto ordine e ho potuto constatare che tutte le voci tendenziose che ci sono giunte dal lontano Lovere, sono fandonie. Non incendi, non cannonate, non scioperi…Mi è parso un vero miracolo, e voi sapete che non sono poeta, incontrare questa Italia nuova e libera, tanto cosciente e tanto coerente alla sua situazione…il nostro compito ora è quello di prestare tutta la propria opera con l’esempio e con lezione per permettere ai capi di venirne fuori al più presto e nel modo più onorevole della guerra. Anche perché il trattamento degli alleati e dei nemici non deve assolutamente dare adito a rosee illusioni. Si tratta di ragionare e di agire come se fossimo soli. Dite questo agli amici, perché sappiano uniformarsi alla gravità e alla delicatezza del momento. Prima di quanto crediate ci sarà riconoscenza e un posto d’onore per tutti quelli che se lo saranno meritato. Cordiali saluti, da Dani Petrucci”. Daniele Petrucci (giugno 1944) incapperà in un procedimento del Tribunale Straordinario di Bergamo, dove ‘…dopo aver militato nel PNF compiuto atti di violenza contro fascisti, offrendo vino e danari per affermare il Segretario del Fascio di Castro, intimando alla maestra Rosa Clerici di salutare a pugno chiuso alla comunista, dicendo che era quello il saluto che si doveva fare, per avere chiesto esplosivi in una vicina cava per servirmene per scopi sovversivi….assoldare diverse persone con pacchi di carta moneta per la lotta partigiana contro i tedeschi….” 3 giugno 1944, la Corte (presidente Gigi Bainotti, giudice Arturo Bianchi, giudice Antonio Fontana) riterrà l’imputato Daniele Petrucci, colpevole dei capi d’imputazione, devastazione, saccheggio, violazione privata di domicilio, e lo condannerà alla pena di 18 anni di reclusione e alle spese. Ma l’imputato si era reso ‘latitante irreperibile’. E poi la strada verso l’inseminazione artificiale. E in giorni in cui si discute di tutto e di troppo anche in questo campo, Petrucci torna prepotentemente d’attualità.
Home Daniele Petrucci (da Lovere) il primo al mondo che ‘inventò’ l’inseminazione artificiale,...