Ahmed Ohuda, la gazzella di Gromo: “All’inizio qui è stato strano, non avevo mai messo le scarpe”

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    Ahmed Ohuda, la gazzella di Gromo: “All’inizio qui è stato strano, non avevo mai messo le scarpe”.

    (Dal 5 luglio 2024) C’è anche Gromo. O meglio, Gromo c’è agli Europei di atletica leggera di Roma con il suo Ahmed Ohuda, sesto nei 10mila metri con 28’ 33’’ 50:

    «Sinceramente mi aspettavo un po’ di più. L’obiettivo era di migliorare il mio personal best, ma la gara è stata un po’ tattica e io non sono uno bravo nel finale, quindi ho un po’ sofferto. Nonostante questo è stata un’esperienza bellissima, c’era un tifo travolgente. Mentre correvo sulla pista dello stadio Olimpico mi venivano i brividi. Avevo la pelle d’oca. Tutto sommato, quindi, il bicchiere è mezzo pieno.» A rendere ancora più orgogliosa la Gazzella di Gromo di aver partecipato a questa rassegna continentale di inizio giugno 2024 c’è stato il risultato complessivo della squadra italiana: 11 medaglie d’oro, 9 argenti e 4 bronzi, per un totale di 24 medaglie e il primo posto assoluto nel medagliere finale. Un record storico per gli azzurri dell’atletica. «Sono contento di aver fatto parte di questa squadra. Era fortissima. Alla fine c’è stata una bella festa.» In quella settimana nella capitale Ahmed ha vissuto e si è allenato insieme agli altri azzurri: «Tra noi ci conosciamo più o meno tutti, non è stato qualcosa di completamente nuovo. Ci sono atleti che conosco bene con cui mi alleno spesso.» Tra tutti questi ci sono anche atleti famosi e campioni olimpici come Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs: «Mi capitava di pranzare con loro e allora mi chiedevo: “ma cosa ci faccio qua?” È stata una bellissima sensazione. Jacobs è molto umile, nonostante i grandi successi si ferma e parla con tutti. Mi ha fatto molto piacere. Siamo tutti atleti e tutti sappiamo cosa vuol dire allenarsi tanto, fare sacrifici per essere lì e combattere per una medaglia.» Il 10 marzo 1997 Ahmed nasce a Zagora nel cuore del Marocco. Lo stesso anno suo papà lascia il nord Africa e a bordo di un barcone attraversa il mare: «Per un periodo è stato in Portogallo. Poi è venuto in Italia, prima a Calcio e dopo a Gromo. Qui c’erano i cugini di mia mamma.» Mentre il bimbo cresce nella città marocchina adagiata sul limite del deserto del Sahara, il padre lavora come muratore e nel 2004 riesce ad ottenere il ricongiungimento famigliare. Così Ahmed e sua madre arrivano nel borgo medievale ancorato sulle Orobie: «All’inizio è stata una bella batosta. È stato difficile ambientarmi perché sono passato da due realtà ad un’altra completamente diversa. Anche nelle piccole cose: in Marocco non ho mai messo le scarpe, sono arrivato qui ed ero quasi obbligato ad indossarle. Però sono molto grato a Gromo e in generale all’Italia per quello che mi ha dato: mi ha fatto crescere, mi ha istruito, ha dato opportunità a me e alla mia famiglia.» La riconoscenza verso il Bel Paese e l’affetto per la val Seriana sono i sentimenti dominanti di Ahmed: «Qui mi sono trovato sempre bene.» Tuttavia, in questi vent’anni italiani non sono mancati anche episodi sgradevoli: «Devo dire che qualche commento razzista c’è sempre stato. Il razzismo è frutto dell’ignoranza. Non ha senso fare di tutta l’erba un fascio, sarei veramente ipocrita dato che ho incontrato tantissime belle persone. Però purtroppo gli ignoranti ci sono ovunque.» Adesso il ventisettenne di Gromo è cittadino italiano a tutti gli effetti. Da un anno è riuscito ad entrare nella squadra del Centro sportivo Esercito, ma la passione per l’atletica è abbastanza recente. A spingerlo verso il mondo della corsa c’è una bocciatura calcistica: «Fino al 2012 giocavo a calcio nell’Ardesio. Una domenica non sono stato convocato, forse perché avevo saltato il martedì di allenamento o forse avevo fatto qualche altra stupidaggine. Questo episodio mi ha fatto scegliere definitivamente l’atletica.» A sostenere la decisione del gromese nato nel Maghreb di lasciare il calcio in favore dell’atletica non ci sono solo i risultati positivi già collezionati nelle varie corse campestri con la scuola: «Silvio Zanoletti detto Pelli, il mio allenatore di allora dell’Ardesio, mi diceva sempre in dialetto: “vai a correre che è meglio, lascia stare il pallone.” Quindi anche lui ci vedeva bene e aveva ragione.» Così nell’estate 2012 Ahmed inizia a correre nelle Corri nei Borghi: «Ai tempi facevo le gare non competitive. Già quell’anno nella corsa di casa a Gromo sono arrivato terzo. Lì ho conosciuto Silvano Cechi Filisetti che è venuto a parlarmi per convincermi ad entrare nel Pool atletica valle Seriana. Ho accettato e così lui è diventato il mio primo allenatore.» Nel giro di qualche mese il ragazzo di Gromo con i capelli ricci scuri come gli occhi gentili è pronto per l’esordio nelle gare competitive: «Era il 6 gennaio 2013. Mi ricordo. Era a San Giorgio su Legnano, in provincia di Milano. La gara si chiamava “Il Campaccio” e sono arrivato sopra la cinquantesima posizione.» Questo risultato però non abbatte la voglia di correre e sudare, l’entusiasmo e il desiderio di farcela di Ahmed. Tra alcune vittorie in ambito provinciale e qualche piazzamento nelle competizioni regionali il corridore si forma come uomo e come atleta: «Tre anni dopo sono tornato alla gara del Campaccio e sono riuscito a vincerla. È stata una crescita graduale, con il sacrificio e con il duro lavoro. Così pian piano mi sono costruito. Non sono partito che ero un fenomeno, infatti quando riuscivo a vincere fuori dalla bergamasca ero stracontento perché non mi capitava sempre e non me lo aspettavo.» Il coronamento di questa maturazione fisica e umana è coinciso con l’ingresso nella squadra sportiva dell’esercito. Per raggiungere questo obiettivo Ahmed ha momentaneamente sacrificato gli studi. Infatti dopo il diploma all’Isis di Gazzaniga come meccatronico, si iscrive all’Università di Bergamo nella facoltà di Scienze sociali per gli enti no-profit. «Però a livello mentale era molto difficile perché ero concentrato soprattutto sulla carriera da atleta. Perciò, per ora, ho deciso di accantonarla.» Adesso Ahmed vive a Modena vicino ai suoi due attuali allenatori: Piero Incalza e Matteo Salami. Con loro il corridore azzurro sta cercando di completare la sua raffinazione: «Nella seconda parte della stagione l’obiettivo è alzare il chilometraggio. Inizio a prepararmi su distanze un po’ più lunghe, sulla mezza e sulla maratona. Questo sarà il mio futuro.» La Gazzella di Gromo non si nasconde, il traguardo finale di questo nuovo progetto sportivo sono i cinque cerchi di Los Angeles 2028:

    «Quest’anno non andrò alle Olimpiadi, ma è un sogno che pian piano sta diventando sempre meno impossibile. L’obiettivo adesso è quello. Prima sembrava quasi un’utopia, qualcosa di troppo grande. Adesso invece sento che man mano si può raggiungere, quindi tra quattro anni voglio andarci come maratoneta.» La barba nera e curata delimita il viso magro e ben proporzionato. Le gambe muscolose sorreggono il busto tonico come le braccia. Ahmed ha le idee chiare sul suo futuro, non solo a livello sportivo, ma anche a livello abitativo: «Un giorno credo di tornare a vivere in val Seriana, non so se proprio a Gromo. La valle mi manca. Quando ho la possibilità, ci torno volentieri. Mi manca perché sono cresciuto lì, la sento come casa, inevitabilmente quando sono lontano, dopo un po’ sento la mancanza di casa. Ho tanti ricordi, ho ancora gli amici e quindi mi fa molto piacere tornarci.» Il ventisettenne nato a Zagora ormai è un uomo, con una grande consapevolezza di ciò che è e ciò che vuole diventare: «Non ho un idolo in particolare. Mi focalizzo su me stesso. Cerco sempre la versione migliore di me. Però apprezzo molto due ex atleti: Khabib Nurmagomedov, campione di Mma e Muhammad Alì. Oltre che per le sue gesta sportive, il pugile statunitense lo apprezzo per la persona che era e per l’impronta che ha lasciato con le sue idee.» Certo all’Europeo non ha brillato come sperava, ma Gromo deve essere assai fiera del suo figlio nato vicino alle sabbie del deserto del Sahara, che con l’impegno, la costanza e la voglia di migliorarsi desidera correre sempre più veloce verso Los Angeles e verso un sogno chiamato Olimpiadi.