(Dal numero del 19 luglio 2024) Agostino Tino Picinali, anima e testa della Scame Parre, che a dirla in termini tecnici sarebbe direttore amministrativo e del personale, 65 anni, parrese doc. Parre, poco meno di 2700 abitanti, e un’azienda che conta qualcosa come 450 dipendenti solo a Parre per un totale (compreso le filiali dislocate in giro per il mondo) di 800 dipendenti. Numeri impressionanti per un paese logisticamente fuori portata per le grandi aziende. Ma quando la passione nasce in famiglia tutto è possibile. Anche quello che qui per molti anni è stato definito un miracolo economico. Quel polmone d’ossigeno industriale che ha permesso a moltissime famiglie di rimanere a vivere qui, non per niente Parre è in controtendenza rispetto a molti altri paesi della Val Seriana che si stanno spopolando a vantaggio della città: “La Scame – racconta Tino Picinali – è stata fondata da mio da Giovanni Scainelli e Giovanni Palamini, era il 1963, l’intenzione era creare qualcosa che semplificasse la meccanica sul fronte plastica e metallo, a loro due si sono uniti mio padre Luigi e Cornelio Palamini”. Un quartetto che ha cambiato la storia dell’economia della Valle: “Cominciarono producendo chiodini isolati, quelli che servono per fissare la piattina al muro, il metallo nel chiodino e la plastica nel rivestimento”. Erano gli anni del boom economico e la Scame quel boom lo ha cavalcato riuscendo ad anticipare sempre il mercato: “Prima le spine domestiche, poi i quadri industriali – continua Picinali – adesso il mercato è cambiato, ora c’è una forte componente per impianti in ambienti antiesplosivi, ovunque ci sono polveri ora è considerato ambiente esplosivo, può sembrare strano ma è così, faccio un esempio, anche dove producono nocciole sono ambienti esplosivi. Adesso il domestico non lo facciamo più”. La Scame guarda avanti, una delle prime aziende a produrre materiale per veicoli elettrici: “Che sembravano pronte per il boom ma in realtà come per molte cose partono alte ma poi si assestano per una serie di motivi che esulano dalla volontà delle aziende e anche dei privati”. Sviluppare un’azienda di queste proporzioni in una realtà piccola come Parre non è semplice: “Abbiamo tre aziende che fanno parte dello stesso gruppo industriale sparse su sei siti nell’arco di un paio di chilometri”. Direttore Amministrativo del Personale, un ruolo delicato, quindi sei un duro? Tino sorride. “Beh, a volte bisogna esserlo”. Tino è cresciuto in azienda: “Sono entrato qui che avevo i classici ‘pantaloni corti’, ma poi la mia entrata vera nel mondo del lavoro è avvenuta nel 1988, mio padre è morto improvvisamente, aveva 61 anni e io ho deciso di seguire le sue orme, lavoravo a Bergamo, commercialista. Ho un diploma in ragioneria, dopo il praticantato ho dato l’esame di Stato ed esercitavo a Bergamo ma la morte di mio padre mi ha fatto cambiare tutti i piani, ho scelto il cuore. D’altronde in Scame ci ero cresciuto, ci andavo da piccolo con lui. E’ stato naturale proseguire il percorso”. Tino ha due sorelle, una lavora in Scame. È sposato con Antonella, anche lei di Parre, che invece ha seguito altre strade, ha lavorato nel mondo della moda. Sei in azienda da tantissimi anni, come è cambiato il lavoro? “Tantissimo, ora è tutto più veloce, ma il veloce deve coniugarsi comunque con il fattore umano e dobbiamo cercare di fare quello al meglio, il mondo corre e noi dobbiamo stargli dietro, pur conservando razionalità per il bene aziendale”. Molte aziende quando diventano grandi si trasferiscono anche per questioni logistiche verso la città: “Noi abbiamo deciso di conservare qui la sede e molta parte produttiva, con Parre abbiamo un legame decisamente forte, qui ci lavora tanta gente, crediamo di essere una parte importante di questo territorio e lo facciamo sentire partecipando attivamente alle iniziative del territorio. Ci teniamo che la zona resti viva non solo economicamente ma anche socialmente e facciamo il possibile. Le risorse umane sono fondamentali non solo a livello aziendale”. Già, un leit motiv per l’azienda che nel 1969 e poi di nuovo nel 1974 attraverso i fondatori si era lanciata in una raccolta fondi e aveva costituito una public company, la Monte Alino spa, per realizzare prima un Palazzetto sportivo e poi una piscina, che ancora oggi costituiscono il centro sportivo Luigi Picinali (il papà di Agostino): “Tanti cittadini comuni – commenta Tino – per un’impresa extra imprenditoriale per il bene della comunità”. Qual è il vostro punto forte? “La flessibilità delle soluzioni, noi abbiamo prodotti che vanno incontro a richieste diverse”. Figure richieste per lavorare da voi? “Soprattutto ingegneri elettrotecnici e informatici, e siamo contenti perché molti giovani arrivano da queste parti” quindi non più solo cervelli in fuga, ma tanti ragazzi che tornano e restano in valle, una manna per la zona: “Una volta invece, molti anni fa, andavano per la maggiore i periti elettrotecnici e gli operai specializzati, sono figure che si cercano ancora oggi ma i riflettori sono soprattutto sugli ingegneri. Ricordo che molti anni fa non trovavano periti elettrotecnici e così li formavano noi”. Quando parla della Scame Tino si illumina: “Non è solo un lavoro per me, è una passione, ed è fondamentale avere passione quando si lavora, sia per se stessi sia per chi ci sta attorno”. La tua giornata tipo: “Tre quarti di riunioni, un quarto di call, e poi computer e mail, che ultimamente ci sommergono, sono troppe, riuscire a leggerle tutte a volte richiede troppo tempo”. Tino è anche rappresentante Scame in Confindustria: “Oltre ad altri impegni di rappresentanza, ma lo faccio volentieri”. Tempo libero? “All’aria aperta oppure basket, sono istruttore di minibasket nella storica società di Parre, e naturalmente sono tifoso dell’Armani già dai tempi in cui si chiamava Simmenthal, sino a 35-40 anni giocavo anche, ero una pessima guardia”, Tino sorride. Musica? “Blues”, Letture? “Leggo un po’ di tutto, e lascio un libro in ogni angolo di casa, in modo che quando mi sposto mi sento quasi in obbligo di aprire il libro che vedo e leggere qualche pagina”. La crisi del 2008 come l’avete vissuta? “Come tutti, con un brusco calo di fatturato del 25%, ma abbiamo resistito, un anno o due con qualche perdita e poi siamo ripartiti”. E ora? “Resistiamo, c’è un po’ di calo generalizzato dopo il boom degli anni post covid, se nel 2023 abbiamo smaltito il portafoglio accumulato negli anni 2021 e 2022, nel 2023 invece si è calmato e abbiamo rallentato”. In queste settimane si è parlato del terreno acquistato da voi a Parre dove vorreste installare i pannelli fotovoltaici, qualcuno sostiene che non si dovrebbe fare perché è l’unico terreno pianeggiante della zona? “Intanto non è un terreno pianeggiante, poi lì volevano realizzare edifici residenziali, noi invece non andremo a rovinare il terreno ma solo a produrre energia pulita, quindi non capisco queste polemiche”. In questi anni la Scame è cresciuta molto: “Ci siamo allargati e cresciuti all’estero, siamo andati in Slovacchia nel ’99, era il periodo in cui si apriva il mercato dell’est, ma anche in Francia, a Dijon abbiamo un’azienda, insomma una quindicina di filiali nel mondo per un totale di 800 dipendenti. Il nostro marchio sta andando ovunque e noi puntiamo sempre sulle persone, è dalle persone, dal rapporto umano che parte tutto, ricordo che eravamo a una fiera, abbiamo conosciuto alcune persone della Slovacchia, e quando è caduto il muro di Berlino e le aziende si sono aperte alle privatizzazioni, siamo andati in Slovacchia grazie a queste persone che avevano conosciuto. Ed è nata un’azienda solida e molto funzionale. In Francia abbiamo conosciuto il titolare di un’azienda, quando ha deciso di venderla ci siamo incontrati e l’ha ceduta a noi, perché ci eravamo già conosciuti e avevamo instaurato un bel rapporto. Idem in Argentina, ma anche in Inghilterra e potrei andare avanti così. Si parte sempre dalle persone per arrivare ad avere un insediamento credibile. All’estero c’è meno burocrazia e la burocrazia troppe volte frena le imprese. In Ungheria hanno costruito un fabbricato industriale energeticamente autonomo di
28.000 metri quadri, costruito in 18 mesi considerando che 6 erano di progettazione, dall’inizio lavori alla fine ci hanno messo 12 mesi. E nel costruirla hanno anche trovato dei resti che hanno poi esposto nella ditta in angolo museale, qui fermerebbero tutto per anni. Non è un mistero il fatto che le aziende, come le persone, vadano dove vengono ben accolte”. Come ti vedi tra 10 anni? “Non faccio mai programmi a lungo termine, ho il senso del provvisorio, non sono un pianificatore, ma mi vedo ancora in circolazione nel mondo dei ragazzi del basket e spero di avere la forza di girare un po’ il mondo, per ora l’ho visto quasi solo per lavoro e non per turismo”. Sei felice? “Sono sereno”. Ezra Pound diceva: “Non puoi fare una buona economia con una cattiva etica”. Tino lo sa.