L’INCHIESTA Quel triangolo puzza di bruciato, Valgandino, Altosebino-Vallecamonica e Basso Sebino. “Da 15 anni combattiamo fumi e puzze. Morti di tumore…e aria irrespirabile”

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Il triangolo dell’inquinamento. Valgandino. Alto sebino e Valcavallina. Basso Sebino. Uniti da un triste dato in comune: la protesta dei residenti per le puzze moleste che sanno di chimico che da tempo, nel caso della Valgandino, da anni tengono in scacco interi quartieri, tanto che in alcune zone non si aprono più nemmeno le finestre di casa soprattutto in estate. Gente che chiede addirittura di vendere gli appartamenti e se ne va, con conseguente svalutazioni di immobili e tutto quanto segue a ruota. I cittadini per far sentire la propria voce hanno pensato di mettersi insieme in vari Comitati che si muovono anche e soprattutto sui social network, ma finora di risultati concreti non ce ne sono stati. Anzi, la situazione sembra solo peggiorare.

.La ‘resistenza’ comincia qui. Nel cuore della Val Seriana, in quella che una volta era la patria del tessile. La Valgandino. Quindici anni che la gente di qui combatte contro puzze e fumi che in certi giorni coprono tutto quello che sarebbero le cosiddette “Cinque Terre”, cioè Leffe, Gandino, Peia, Cazzano e Casnigo. E dopo quindici anni il Comitato è composto da circa 500 persone, tutte della Valgandino, che continuano a combattere e a dare battaglia su tutti i fronti: “Non possiamo fare i nomi delle ditte che secondo noi sono responsabili di questa situazione – spiega Luca Tironi, anima e corpo del Comitato, sposato, due bimbi piccoli, da sempre in prima fila per cercare di ridare… ossigeno alla valle – rischiamo di essere denunciati, anche se i nomi li sanno tutti. Intanto però andiamo avanti perché vogliamo che i nostri figli possano giocare sereni all’aperto e la gente non debba pensare di fuggire come stanno facendo in tanti”….

Alba di un giorno di fine gennaio. Verso la zona industriale di Sovere, al confine con Endine si alzano fumi bianchi, intensi, più ci si avvicina e più si sente odore forte, una puzza chimica, in certe zone sembra ammoniaca, in altre ricorda plastica bruciata. Un odore indefinito ma che si infila dappertutto, vestiti, naso, pelle, vento. Qui vivono una cinquantina di famiglie e negli ultimi anni i residenti diminuiscono, seconde case semiabbandonate e lo sviluppo tanto paventano non c’è.

Ci accompagna un residente della zona che più volte ci ha segnalato la situazione: “Vieni, adesso ti porto nel bosco e gli odori sono dappertutto, anche dove la gente dovrebbe andare a ossigenare i polmoni e invece va a respirare veleno, alla faccia dell’aria pura”….

La zona è quella industriale, a cavallo tra Credaro e Villongo e tra Credaro e Castelli Calepio, qualche mese fa un mattino la gente si è svegliata con un odore nauseabondo di plastica bruciata: “Era impossibile respirare – racconta una mamma che ha la casa proprio nella zona industriale – e la cosa è andata avanti e sta andando avanti anche ora perché in alcuni giorni non riusciamo nemmeno ad aprire la finestra”. E anche qui il tam tam si è diffuso sui social network.Cosa ha fatto l’amministrazione comunale per verificare l’origine delle puzze, ha informato i cittadini su come si sta muovendo?”…

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