“Noi non vendiamo carciofini o funghetti. Noi vendiamo l’esperienza di una famiglia che da quattro generazioni fa conserve alimentari. E questa è una cosa che al giorno d’oggi è da ricercare col lumicino. Noi garantiamo qualità, passione, amore per il nostro lavoro e per i nostri prodotti”.
La parete dell’ufficio è occupata da una lunga serie di vasetti di vetro, uno accanto all’altro sulle mensole. Ognuno contiene un piccolo tesoro. C’è la classica giardiniera, ci sono i peperoncini e le olive, l’aglio e i carciofi, gli interessanti pezzetti di formaggio sott’olio e i battuti di pomodoro secco, le carote in agrodolce, i cetrioli e altro ancora.
Ma dentro ogni vasetto di vetro c’è molto di più: c’è un prodotto (verdura, formaggio o fungo) di altissima qualità, c’è un processo di lavorazione e conservazione di livello elevato (e senza l’utilizzo di prodotti chimici e conservanti) e, soprattutto, c’è la storia.
Sì, la storia di una famiglia che da quattro generazioni lavora con passione per offrire ai suoi clienti un’enorme varietà di prodotti, le conserve della famiglia Belotti.
Certo… uno potrebbe dire: “Si tratta di semplici conserve, pezzetti di verdura messi sott’olio, sott’aceto o in salamoia”. Insomma, vasetti che ognuno di noi è abituato ad aprire a pranzo o a cena, per poi togliere carote, funghetti o cetrioli e usarli come contorno alla portata principale.
In realtà, c’è molto di più, come ci racconta Alessandro, che con la sorella Simona rappresenta la terza generazione della famiglia Belotti.
Ci troviamo nella sede dell’azienda Fratelli Belotti Conserve Alimentari ad Abbazia, una delle frazioni di Albino nella Valle del Lujo. È qui che affondano le radici di questa azienda, di questa famiglia.
“Il mio bisnonno, che abitava nella vecchia casa qui accanto, faceva l’impresario edile. Per lavoro si era trasferito, insieme alla sua famiglia, in Toscana per la ricostruzione dopo il terremoto che c’era stato tantissimi anni fa in Garfagnana. C’era ovviamente anche mio nonno Guido, che laggiù ha conosciuto la sua futura moglie, da cui ha avuto quattro figli. Tra questi c’era mio padre Graziano. Ad un certo punto – spiega Alessandro – ci sono stati problemi finanziari che hanno portato alla chiusura dell’impresa edile. Mio nonno è quindi tornato qui ad Abbazia con la famiglia e ha deciso di reinventarsi, cominciando un’attività di commercio di funghi secchi.
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