Giovedi 5 maggio ha chiuso i battenti lo storico Bar Zuric, una delle realtà economiche più significative di Albino Alta, la cui sede era in via Monsignor Carrara al civico 60.
Gli ultimi gestori avevano ritirato il bar a dicembre del 2019 pochi mesi prima della pandemia.
Non c’è stata nessuna festa di commiato né di ringraziamento per salutare i vecchi avventori; il bar è stato chiuso così nell’anonimato più totale, come ormai dopo il Covid molte volte è così anonima anche la morte. Sulla saracinesca grigia abbassata solo un cartello scritto a penna, che invita i clienti a recarsi al parco di Bondo Petello, dove gli ultimi titolari gestiscono il chiosco. In alto a sinistra c’è ancora la mitica scritta gialla “Totocalcio” su sfondo verde, un reperto del passato, perchè ormai la schedina non la gioca più nessuno.
Il Bar Zuric è stato aperto all’inizio degli anni Sessanta dalla signora Lucia Fiammarelli, poi l’aveva preso in gestione la signora Lucia Usubelli insieme al marito Sandro Suagher: avevano lavorato in Svizzera come emigranti, e così avevano deciso di chiamare il locale Bar Zuric e questo nome gli dava un aspetto un po’ aristocratico e borghese. In quasi 60 anni di storia è sempre stato chiuso il martedì. Nel 2020 il Comune di Albino aveva dato la possibilità di mettere i tavolini fuori sul marciapiede, vicino alla strada.
Una ex barista che ha lavorato al bar all’inizio degli anni 2000 ci racconta: “Il Bar Zuric era il classico bar di paese, dove la gente si ritrovava e, visto che a quei tempi si poteva ancora fumare nei locali, l’interno era avvolto in una specie di nebbia, che era il fumo dei clienti che ti avvolgeva. Il bar era abbastanza grande e aveva due sale: una dove c’era il bancone e i tavoli, e una sala dietro, dove c’era il biliardo; al bar si poteva giocare la schedina del Totocalcio e il lotto. Il bar era frequentato da tanta gente, soprattutto di Albino; la sera e il pomeriggio era frequentato dagli uomini, mentre la mattina venivano molte signore a bere il caffè e fare colazione. La domenica mattina c’erano sempre i ragazzi disabili della Croce Rossa accompagnati dagli educatori che prendevano il gelato. Ricordo tanti clienti storici: alcuni non ci sono più, come il fotografo Franco Carrara, conosciuto in paese come ‘Foto Franco’, che è stato tanti anni in Africa e veniva con la moglie conosciuta in Eritrea, e Gian Severo Cattaneo, conosciuto da tutti come Gianse, che lavorava al Cotonificio Albini”…
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