ALBINO – PEROLA – Cinque anni di frutteto sociale, tra incomprensioni e solidarietà. Nei giorni scorsi un nuovo incendio, l’associazione vuole coinvolgere il quartiere

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Una realtà nata cinque anni fa e cresciuta nel tempo grazie alla passione e alla lungimiranza dei suoi promotori. Il frutteto sociale di Perola è un’iniziativa che si pone obiettivi ambiziosi. Si basa sul solo volontariato e semina non solo piante ma anche inclusione sociale e attenzione alle tematiche ambientali. Un’iniziativa che ha generato anche qualche dissapore, insomma non in tutti ha suscitato simpatia. L’ultimo episodio spiacevole è accaduto pochi giorni fa, nella notte fra il 31 agosto e il 1° settembre, con l’incendio di cassetta degli attrezzi e della tettoia del frutteto.

Siamo nati cinque anni fa, quando abbiamo preso in comodato d’uso gratuito dal Comune una parte del terreno di Perola, di circa 3000 metri quadri – inizia a raccontare David Camozzi, presidente e rappresentante legale dell’associazione -. Siamo un’associazione di promozione sociale, facciamo agricoltura biologica, senza utilizzare sostanze; coltiviamo frutti di bosco, mele e ortaggi. Da volontari promuoviamo progetti di inclusione sociale, come percorsi con i disabili e con i minori, abbiamo avuto per un anno un richiedente asilo. Siamo un’associazione aperta al quartiere: abbiamo intercettato situazioni di disagio e in qualche modo le abbiamo accolte. Il valore che portiamo avanti è l’agricoltura come mezzo sia per avere del cibo sano, biologico, sia anche per costruire una socialità basata su un obiettivo comune, il lavoro ma anche i valori dell’accoglienza e della tolleranza”.

Tante le persone coinvolte nel progetto. “Il gruppo operativo è formato da 15 persone che lavorano, in più ci sono i soci, il cui numero varia: adesso saranno 200 o 300 persone. La base sociale è di 150 persone che rinnovano tutti gli anni”.

Quest’anno il frutteto ha potuto fare un salto di qualità. “Abbiamo avuto un finanziamento regionale che ci ha permesso di fare i lavori di scavo per portare l’acqua e l’energia elettrica e comprare un’altra serra (sempre serre scoperte, solo con la rete antigrandine)…

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