ALLE RADICI DEL DELITTO DI YARA, PARTE SECONDA

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ALLE RADICI DEL DELITTO DI YARA, PARTE SECONDA

Don Giovanni: “Bossetti?

Ha fatto una stupidata

ma non era solo”.

Il dna nucleare e quello mitocondriale.

A giugno l’Appello.

Si cercano fratellastri ma…

 

Aristea Canini

Di nuovo qui. Tra le valli. Nei paesi. Soprattutto a Gorno. Che per i gornesi comunque vada non è più come prima. Si avvicina giugno, processo d’appello a Massimo Bossetti, inchiodato dal dna, ma la difesa deve giocarsi le ultime carte, qualsiasi carta va bene, basta provare a ripartire. E così nelle scorse settimane si è diffusa l’ipotesi che ci siano altri figli illegittimi di Giuseppe Guerinoni. E così è scattata la caccia, per la verità da parte quasi esclusivamente della difesa di Bossetti, gli inquirenti sono convinti di quello che hanno fatto e non si stanno muovendo più di tanto. E così Gorno torna alla ribalta, tutti a caccia di figli illegittimi, pruriginose storie private nascoste magari faticosamente negli anni che tornano a galla, e paura, non tanto per l’indagine, ma per ripercussioni famigliari, da parte di alcune donne che avrebbero avuto relazioni extraconiugali. E come sempre in questi casi si va dritti da chi queste storie può averle sentite, magari in confessione, come don Giovanni Bosio, attuale parroco di Vertova, ma in passato già parroco di Gorno, già sentito più volte in passato dagli inquirenti. Martedì 4 aprile in redazione è arrivata la troupe di Quarto Grado con Giorgio Turlese Tosiche segue il caso Yara sin dall’inizio, erano già stati da noi, come del resto altri media nazionali e anche inglesi, dalla nostra giornalista Anna Carissoniera partito tutto con l’intervista all’amico di Guerinoni, Vincenzo Bigoniche aveva raccontato di un figlio illegittimo di Guerinoni e dipinto la vita…colorata di alcuni uomini e donne di quel tempo. Da lì era scoppiato il bubbone a cui si erano poi aggiunte nuove testimonianze e interviste. E il 4 aprile in redazione è passato a trovarci anche don Giovanni Bosio che ha incontrato qui la troupe di Quarto Grado e a microfoni aperti si è lasciato andare a questa dichiarazione: “Bossetti? ha fatto una stupidata ma non era solo”, dichiarazione che non è andata in onda. Don Giovanni non è entrato nei particolari ma ha ribadito la cosa davanti a tutti, ha parlato invece più della questione relazioni extraconiugali: “Se da me si è confessato qualcuno? viene sempre gente a confessarsi, io non so se qualcuno è nato da una relazione extraconiugale con Guerinoni, anche se fosse vero non potrei comunque dirlo, e poi di donne e uomini che hanno avuto relazioni extraconiugali è pieno il mondo. Io conoscevo Guerinoni, la mamma di Bossetti invece non la conoscevo, ma comunque non so che vita facesse Guerinoni, so che guidava il pullman ma la vita privata non la conosco”. E Gorno torna sotto i riflettori, la gente è stanca: “Hanno controllato tutto e tutti e adesso di nuovo?” taglia corto un anziano del paese che ci ha già inviato lettere di protesta per tutto il clamore mediatico degli ultimi anni. Ma ora il punto è tutto qui, dna e fratellastri. La difesa proverà a sostenere che ci sono altri figli illegittimi, addirittura Giangavino Sulasdi Oggi ha sostenuto durante la trasmissione di Quarto Grado che i fratellastri sono due, un maschio e una femmina, di cui la femmina sarebbe già stata identificata e che lo stesso don Giovanni gli avrebbe confidato che Bossetti sarebbe stato incastrato. Ma tutte le supposizioni e figli illegittimi di questo mondo andrebbero a cozzare contro il dna. E sempre a Quarto Grado il genetista della difesa, il professor Capra ha tentato di smontare la questione dna, ma se il dna nucleare è quello di Bossetti, il mitocondriale non è un elemento vincolante dal punto di vista scientifico, non la pensa così invece la difesa: “Le indagini di laboratorio– ha spiegato il prof. Capra – si fondano su tracce biologiche, si tratta di ritrovare il maggior numero di informazioni attribuite a un soggetto, sugli esami eseguiti per incarico della Procura giustamente la difesa non ha avuto voce in capitolo, il dna nucleare viene misurato all’interno di una certa provetta, ma ci sono alcune cose non chiare che fanno si che noi non possiamo considerare valida la cosa, nel dna ci sono troppe anomalie. Il dna della povera Yara è corroso e consumato, invece il dna di ignoto 1 è immacolato e intatto ed è questo aspetto che ci lascia basiti, qual è la spiegazione?”. Questo in sostanza l’appiglio della difesa, ipotesi respinta dall’accusa, che dati genetici alla mano sostiene che il dna nucleare non sbaglia.

 

Dna nucleare e mitocondriale:

Bossetti colpevole al 99,99999987%

Il profilo genetico di Massimo Bossetticorrisponde al 99,99999987% con quello di Ignoto 1, l’autore dell’omicidio di Yara Gambirasio.  Lo studio del Dna ai fini delle indagini si basa sulla presenza, nel materiale genetico analizzato, di regioni di Dna che differiscono molto da individuo a individuo per struttura e sequenza dei geni: il confronto di più campioni permette, quindi, di stabilirne il grado di sovrapponibilità. Il Dna prevalentemente usato per costruire il profilo genetico di un soggetto è quello che origina dal nucleo: il Dna nucleare, appunto, che costituisce il 99,9995% del nostro patrimonio genetico e che è ereditato al 50 percento dal padre e al 50 percento dalla madre. Esiste, poi, un Dna dei mitocondri (organuli sparsi nel citoplasma delle cellule, cioè al di fuori del nucleo), che costituisce lo 0,0005% dell’intero genoma umano e contiene 37 geni (a fronte dei 20mila-25mila del Dna nucleare). Il Dna mitocondriale, a differenza di quello nucleare, è ereditato per intero dalla madre e nelle indagini viene analizzato in circostanze particolari, quando,  per esempio, si sia degradato il Dna nucleare. È proprio questo il caso dell’indagine sul delitto di Yara Gambirasio: il dottor Carlo Previderè, ricercatore responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Università di Pavia e consulente del pm Letizia Ruggeri, nell’analizzare delle tracce pilifere trovate sul corpo di Yara ha dovuto far ricorso all’analisi del Dna mitocondriale. Ed è proprio da qui che sono emerse le controversie.

 

L’indagine di Focus,

ecco le prove del dna

La rivista scientifica Focus ha ricostruito la vicenda dal punto di vista scientifico, proviamo a capire di più sul fronte del dna.

Ecco alcuni particolari delle complesse analisi genetiche utilizzate durante le indagini.
1) SU COSA SI BASA LA “PROVA DEL DNA”? Il DNA estratto, volontariamente o a loro insaputa, dalle persone coinvolte non può essere sequenziato, cioè letto nella sua completezza. Il patrimonio genetico di ogni persona è infatti diviso in 46 filamenti, i cromosomi, che tutti insieme sono costituiti da almeno 3 miliardi di coppie di “basi”, come sono chiamate le singole molecole che costituiscono la lunga catena del DNA. Ogni sequenza intera avrebbe bisogno di giorni e giorni di lavoro per essere completata. È quindi necessario usare solo una parte molto precisa e facilmente “leggibile” dell’intero genoma, che possa poi essere confrontata con le stesse sequenze sui cromosomi di altre persone.
Sarebbe come mettere a confronto, di due fotografie segnaletiche divise in mille pezzi, solo le retine o il lobo degli orecchi, parti molto variabili del corpo.
2) CHE PARTE DEL DNA SI PUÒ USARE PER IDENTIFICARE UNA PERSONA? Si parte dal presupposto che il 99,9% del DNA di un individuo è identico a quello di tutti gli altri della specie. Inoltre, la maggior parte dei geni funzionanti sono piuttosto costanti nella loro struttura, altrimenti non riuscirebbero a svolgere il loro “lavoro”; ci sono però regioni che non hanno nessun significato biologico e sono estremamente variabili da persona a persona, senza che questo comprometta il funzionamento del corpo. Rappresentano di fatto l’evoluzione tecnologica delle impronte digitali.
Sono queste le regioni del DNA usate; i più comuni per i test di paternità sono i cosiddetti str, cioè short tandem repeat, cioè “ripetizioni in tandem brevi”. Queste ripetizioni sono lunghe normalmente 2-6 coppie di basi, ripetute un numero variabile di volte. Per esempio una sequenza di 16 basi potrebbe essere “gatagatagatagata”, cioè 4 copie del frammento “gata”.
Il numero di copie ripetute può variare, e proprio su questo numero di variazioni si basano le analisi che differenziano i vari DNA. L’analisi è semplice perché per distinguere una persona dall’altra basta “pesare” queste sequenze ripetute, non è necessario leggerle una per una, come accade per altri tipi di sequenze. Un’analisi di questo tipo è anche molto breve, e ha bisogno di circa due ore. Per questo è stato possibile usare il DNA delle 18-19.000 persone coinvolte nell’indagine.

3) SI USANO ALTRI METODI? Come detto, per scoprire il collegamento tra la madre e Bossetti è stata utilizzata un’altra tecnica, un po’ più complessa, che sfrutta il DNA mitocondriale. È un materiale genetico presente nei mitocondri, le centrali energetiche della cellula, e ha la particolarità di trasmettersi inalterato da mamma ai figli, senza contributo del padre: dà quindi la certezza della discendenza materna. L’analisi è molto più lunga e complicata della precedente, e si può fare solo per avere la certezza assoluta di chi sia la madre. L’analisi del DNA mitocondriale prende un giorno, un giorno e mezzo.
4) COME VIENE CONSIDERATA LA PROVA DEL DNA, DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO? La Corte di Cassazione penale, a partire dal 2004, ha deciso che «Gli esiti dell’indagine genetica condotta sul DNA, atteso l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, tale da rendere infinitesimale la possibilità di un errore, presentano natura di prova, e non di mero elemento indiziario». Cioè significa che le “impronte digitali genetiche” sono equiparate a quelle reali, che ci sono sulla punta delle dita.
5) COSA SIGNIFICANO I NUMERI SPESSO CITATI, QUELLI CHE PARLANO DI UNA “PROBABILITÀ DEL 99,99999987%” DI COLPEVOLEZZA? Non hanno niente a che fare con la vera innocenza e colpevolezza (quella sarà accertata in sede di processo) ma con un altro dato: quello cioè “la possibilità di una corrispondenza casuale: tale dato si riferisce, infatti, alla probabilità che un individuo preso a caso presenti la stessa corrispondenza di DNA riscontrata tra il DNA dell’imputato e quello rinvenuto sulla scena del delitto” (il passo è tratto da Tra il certo e l’impossibile, di Francesca Poggi, Diritto e questioni pubbliche, 2010).
Una probabilità su 10.000 indica il fatto che ci sia una persona su 10.000 che ha quella corrispondenza. Il numero citato sopra è un altro dato ancora, e si riferisce alla compatibilità del DNA del presunto colpevole con il padre, Giuseppe Guerinoni. La probabilità di una corrispondenza di un individuo preso a caso tra il sangue di Bossetti e quello trovato su Yara è un 99 seguito da moltissimi 9 dopo la virgola, cioè di miliardi e miliardi.

 

 

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