“In 40 anni di attività non ho mai visto niente di simile, le mie famiglie di api non hanno più nemmeno un grammo di miele, sono ridotte alla fame e sopravvivono solo perché le sfamiamo con lo sciroppo di zucchero, il cui prezzo peraltro è molto aumentato in questi ultimi tempi. Questa situazione va ormai avanti da due mesi, da quando cioè piove tutti i giorni e le temperature sono ancora freddine, per cui i fiori sono pochi e anch’essi debilitati….”.
Il quadro tracciato da Maurizio Moioli – appassionato apicoltore hobbista di Ludrigno di Ardesio nonché ‘maestro’ dei numerosi apicoltori giovani della Valle che spesso si rivolgono a lui per consigli e suggerimenti – è decisamente sconfortato e sconfortante:
“Il primo fieno della stagione, il maggengo, sta marcendo a causa delle abbondanti piogge succedute alla siccità precedente, con pochi e stentati fiori, quindi del raccolto di miele di acacia, di millefiori e di sottobosco tipico della metà di questo mese non abbiamo visto nemmeno l’ombra. I melari sono desolatamente vuoti e le api non escono per la raccolta perché sanno di non trovare nulla e se ne stanno inattive, in attesa. Ora aspettiamo con speranza la fioritura del tiglio e del castagno, ma se il meteo continua così c’è poco da sperare…”.
Gli apicoltori, in attesa di tempi migliori, sono costretti ad alimentare le api con zucchero e acqua, con sciroppo già pronto o con il ‘candito’, un composto di zucchero a velo e sciroppo di glucosio:
“A parte la spesa che questo comporta e il guadagno mancato, c’è anche la preoccupazione con cui guardiamo al prossimo inverno: di solito verso la fine di agosto le api fanno scorta del miele di cui si nutriranno durante la brutta stagione, ma di questo passo non si vede come potranno farlo…Ho già sentito molti giovani apicoltori intenzionati a smettere l’attività ed a vendere i loro alveari, ma il problema sarà trovare gli acquirenti, per cui saranno costretti non a venderli, ma a svenderli, ammesso poi che qualcuno li voglia comprare…
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