“Io non ero la persona giusta. Ognuno deve fare il suo mestiere. In questo anno e mezzo ho capito che non sono tagliato per certe cose”. Marco Cimmino commenta così le sue dimissioni da assessore alla cultura e all’istruzione di Alzano Lombardo. “Io avevo in mente il ruolo dell’assessore in una città dove c’è uno staff che si occupa di molte faccende che invece qui toccavano a me. Quindi non riuscivo a starci dietro. Questa è la questione chiave. Loro avrebbero voluto che io fossi stato più presente sul territorio, andando ad ascoltare la banda e confrontandomi con i bibliotecari. Avrei dovuto dedicare molto più tempo che obiettivamente, per ragioni di lavoro, non ho. Per cui anche io ero frustrato perché non riuscivo a fare quello che avevo in mente. Perciò penso che chi svolge incarichi di questo tipo debba essere del paese, per una questione di rapporto con il territorio e con la gente. Anche perché c’è sicuramente un ritorno politico: se il cittadino vede che l’assessore è lì e gli chiede “come va e cosa non va” è contento perché pensa che stia lavorando. Visto che io sono stato nominato come esterno e non eletto mi sembrava giusto lasciare spazio a persone del territorio”.
Dopo aver spiegato i motivi delle sue dimissioni, Cimmino torna sulle ragioni della sua nomina: “Credo che il sindaco Camillo Bertocchi abbia fatto un’operazione di facciata andando a prendere uno che riteneva famoso e conosciuto: un’operazione alla Sgarbi su scala minore. Ma non era quello di cui avevano bisogno…
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