ALZANO – IL CASO – Ad Alzano il punto nascita è chiuso per sempre. Almeno il Pronto Soccorso Pediatrico H14…

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Nel 2020 al punto nascita di Alzano, chiuso da fine febbraio, si erano registrate 111 nascite. In proiezione quindi si poteva superare quota cinquecento che è la quota minima per tenere aperto il reparto e il servizio. La chiusura del punto nascita di Piario negli anni scorsi aveva ovviamente favorito la confluenza di tutta la Valle Seriana verso Alzano.

Poi la sorpresa, ovvero la chiusura (“temporanea”) decisa dall’allora assessore Giulio Gallera (dalla Giunta capeggiata da Attilio Fontana per meglio dire, adesso tutte le colpe sono riversate sull’ex assessore, in realtà agiva in accordo col suo presidente). La promessa era che avrebbe riaperto appena finita l’emergenza, era una chiusura “temporanea”. Così aveva risposto a un’interrogazione presentata dal consigliere regionale Jacopo Scandella ancora a marzo. Ma i mesi sono passati, l’estate è passata, anche l’autunno e adesso sta passando anche l’inverno. Certo, l’emergenza Covid non è finita ma ormai si è delineata la politica regionale che è quella di ridurre i servizi di prestazione ospedaliera, concentrandoli sui grandi ospedali.

Il contrario di quanto sostengono gli oppositori, che vorrebbero e chiedono a gran voce un potenziamento e una redistribuzione dei servizi sanitari sul territorio. Due concezioni opposte come si vede.

Fatto sta che ormai tutti danno per scontato che il punto nascita nell’ospedale “Pesenti” di Alzano non riaprirà più. Chi deve partorire dovrà andare al “Bolognini” di Seriate o all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.

La politica regionale fa sua la parte del dibattito che in questi dieci anni ha tenuto banco nel settore sanità: quella che sostiene che il rischio per le mamme che devono partorire è minore se il parto avviene in una struttura che ha numeri elevati di parti, mentre nelle piccole strutture, proprio per la mancanza di “esperienza” dei medici, soprattutto in condizioni di emergenza, i rischi sarebbero maggiori. Per questo si è fissato nell’accordo Stato-Regioni del 2010 un numero minimo di 500 parti l’anno per tenere aperto il reparto…

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