23 anni, 30 chili, 13 febbraio 2020. Tre numeri che uniti portano a Jason Mensah Brown, morto a 23 anni, il 13 febbraio 2020, dopo sei mesi di coma quando pensava 30 chili. Già, numeri che raccontano un’atroce agonia. E ora quell’agonia approda in tribunale. Per un processo che si aprirà a febbraio. Facciamo un passo indietro. 24 luglio 2019, Jason, viene fermato dalla polizia locale di Alzano in asserito stato di agitazione e viene condotto al pronto soccorso. Il medico di turno su indicazione della psichiatra gli somministra il Midazolam (farmaco normalmente utilizzato per sedare pazienti in terapia intensiva o nella preanestesia). Via endovena. Una dose fatale. Nel giro di 3 minuti, Jason va in coma. Rimane in stato vegetativo per sei mesi, in quei sei mesi il suo corpo perde peso, soffre, quando muore Jason pesa 30 chili. Il midazolam, una benzodiazepina molto forte, utilizzata anche come preanestesia negli interventi chirurgici, iniettata in un’unica soluzione dopo averlo posto in stato di costrizione. Il farmaco avrebbe provocato un arresto cardio circolatorio durato un minuto, che avrebbe poi causato un danno al cervello mandandolo in coma.
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