Sull’ultimo numero di Araberara abbiamo pubblicato la lettera della signora Lidia, che accusava l’ospedale ‘Pesenti Fenaroli’ di aver abbandonato suo marito (“Una vedova punta il dito contro l’ospedale: Giustizia per mio marito, è stato abbandonato. È un ospedale o un circo?”).
A questa ‘denuncia’ si è aggiunta la testimonianza di una lettrice, Antonella Forchini, che in questi anni si è presa cura degli anziani genitori nella loro casa di Nese, frazione di Alzano Lombardo.
“Mio padre Antonio, 88 anni, cardiopatico e infermo da diversi anni, invalido al 100%, soffriva di calcoli biliari cronici – inoperabili a causa della sua cardiopatia – che periodicamente gli procuravano febbre e nausea, per cui veniva ricoverato e curato all’ospedale di Alzano – ambiente che gli era molto familiare perché ci aveva lavorato una vita come guardiano – fino al superamento della crisi. Ma durante l’ultimo ricovero, iniziato il 4 giugno, nel reparto di Medicina, è stato letteralmente abbandonato: allettato e legato al letto con la motivazione che ‘voleva scappare’ – mentre da solo non era in grado di camminare!-; sospesa la somministrazione delle sue pastiglie salvavita e dell’insulina, sospesa anche l’alimentazione, forse perché per un pasto gli ci voleva molto tempo a deglutire e bisognava imboccarlo, cosa che avrei potuto fare io se appena me l’avessero permesso, dal momento che a casa, ovviamente aiutato, si nutriva regolarmente… Il medico che solitamente assisteva mio padre durante i suoi periodici ricoveri era andato in pensione, e forse per questo mio padre è stato letteralmente abbandonato a se stesso e lasciato morire, solo e senza cure”.
Antonella, che lavora presso una Casa di Riposo della zona, dopo la morte del padre ha voluto vederne la cartella clinica.
”Non ho fatto che piangere mentre la leggevo, c’era scritto persino che il suo dolore era ‘supercontrollato’, cosa anche questa difficile da credere considerando lo stato di abbandono in cui per ben 10 giorni era stato lasciato… Ora mi chiedo se qualcun altro ha avuto gli stessi problemi all’ospedale di Alzano – ho saputo che anche ad un’altra anziana signora non davano da mangiare – e chiedo a queste persone di farsi vive per prendere qualche iniziativa volta ad evitare che i casi come quello di mio padre si ripetano. Lo so che i nostri Cari non ce li restituisce più nessuno, ma un minimo di giustizia se la meritano: per questo bisogna fare qualcosa e denunciare quanto succede in quel reparto dopo che l’accesso ai parenti è stato proibito”. ..
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