Giovedì pomeriggio di fine novembre, non è un giovedì qualunque, è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Romina è dall’altra parte del telefono, di cognome fa Foresti, ha 51 anni e vive ad Alzano Lombardo. La sua storia, tosta, intensa, intrisa di emozioni forti è diventata uno spettacolo teatrale, “Quando il mio principe si trasformò in rospo”, andato in scena a Lovere. Ma noi riavvolgiamo il nastro e questa storia la raccontiamo insieme a lei, passo dopo passo, emozione dopo emozione. Partiamo dall’inizio: “Avevo 22 anni, ho conosciuto un ragazzo, siamo stati fidanzati per quattro anni e poi ci siamo sposati e siamo stati insieme per altri tre anni. All’inizio era tutto rose e fiori, mi sembrava di vivere in una favola. Lui era sempre via per lavoro, mi chiamava per sapere come stavo, mi cercava, si preoccupava per me e quando tornava mi dedicava molte attenzioni”.
Una favola che presto si è trasformata nel peggiore degli incubi: “Qualche avvisaglia c’era stata, ma non era mai stato violento con me e quindi giustificavo i suoi gesti convincendomi che fosse stanco, magari nervoso. Ma le cose sono presto cambiate, sono iniziate le prime violenze… non erano solo sberle, la violenza non è soltanto quella fisica. Mi chiedeva di lasciare il lavoro che ci avrebbe pensato lui a mantenermi, ero in una ditta di elettrodomestici, andavo molto volentieri e non ho mai mollato. Voleva che unissimo i nostri conti in banca, non voleva che uscissi con le amiche, gestivo una piccola biblioteca e ho dovuto lasciare. Ha fatto terra bruciata attorno a me… Non capivo perché stava accadendo tutto questo, ma non dovevo cedere. È subentrato l’istinto di sopravvivenza, se avessi mollato probabilmente non sarei qui a raccontare la mia storia”.
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