“Abbiamo operato nel centro di Amatrice, nella zona più colpita dal sisma, perché era quella con più macerie, un silenzio irreale, polvere ovunque e la fretta, la fretta di cercare di individuare persone vive, perché per chi è sotto i secondi fanno la differenza”.
“A L’Aquila sono crollate porzioni di città, qui invece è crollato tutto, i paesi sono stati rasi al suolo, là c’erano stati molti crolli ma isolati tra loro”
“Fosse successo tre ore prima sarebbe stata una strage, perché fino all’una di notte proprio in quella strada del centro storico c’erano qualcosa come 3000 persone per la festa dell’amatriciana, sarebbero morte tutte, perché lì è crollato tutto”
“Ero a Tokyo al sesto piano di un albergo, a un certo punto ho sentito una forte scossa di terremoto, sono sceso a corse in mutande, nella hall mi hanno guardato e chiesto che cosa c’era, mi hanno spiegato che lì è normale, non è crollato nulla, gli edifici sono costruiti in maniera avveniristica, con molle speciali e quant’altro. Dobbiamo arrivarci anche noi il più presto possibile”.
I cani stanno riposando. I loro ‘conduttori’, che qui si chiamano così, ma starebbe per amici, più che padroni, sono rientrati da poco da Amatrice. Il gruppo ‘Argo’ (che Argo era il nome del cane di Ulisse, mica per caso), è uno dei pochissimi in Italia che cresce, alleva ed addestra cani da macerie e Gianni Martinelli è il coordinatore nazionale dei cani da soccorso alpino, e a sede è qui, in provincia di Bergamo, a Fiorano al Serio.
E da qui sono partiti i cani da maceria chiamati per entrare nella cosiddetta zona rossa, la zona off limits, dove ci sono solo macerie e detriti, e sotto quelle macerie persone, tante, troppe. Cani da maceria, completamente differenti dai cani da ricerca, e qui a Fiorano quella maledetta mattina di mercoledì 24 agosto l’allarme è suonato all’alba, c’era bisogno di loro. In fretta. E in fretta sono partiti. Come sempre: “Alle 6 del mattino ci hanno chiamato – comincia Gianni – era arrivata la colonna mobile nazionale degli alpini, noi siamo sempre pronti a partire”. Gianni coordina le 29 squadre di tutta Italia, tutte le unità cinofile da soccorso dipendono da lui: “La prima squadra è partita alle 8, poi un’altra e da qui alle 10 l’ultima colonna, 5 cani da maceria partiti da Fiorano”. Cani da maceria, anni di addestramento che diventano amicizia col proprio cane, affetto, che Gianni sorride: “Alla fine si è una bestia a… sei gambe, nel senso che si è una cosa sola col proprio cane, e non può che essere così”.
Cani da maceria che non sono cani da ricerca: “Assolutamente, i cani da ricerca lavorano in superficie, quando magari ci sono dispersi nel bosco, in un canalone o in altri posti, non salgono su case diroccate, non si infilano tra le macerie, sono addestramenti diversi”. E dove si addestrano i cani da maceria? “Noi abbiamo un campo a Pisogne, dove c’è un campetto da 600 metri, un condominietto raso al suolo dove abbiamo ricavato una ventina di nascondigli, cunicoli e quant’altro ma poi ci spostiamo anche in altre zone perché i cani sono intelligenti e dopo un po’ di volte che li muovi sul campo di addestramento sanno perfettamente dove sono i nascondigli”.
Che cani sono predisposti per diventare cani da maceria? “Noi lavoriamo molto con i labrador e i weimaraner, poi si possono addestrare anche altri cani, è chiaro che il lupo, essendo un primitivo, come reazione, non va bene, deve esserci un po’ di predisposizione”.
E a che età si comincia? “Il più presto possibile, dai 3 mesi in su, poi si può fare tutto nella vita, ma cominciare tardi è più difficile, e da lì ci sono dei percorsi da seguire, a 14 mesi c’è il primo brevetto, ci sono delle prove attitudinali da dove si capisce se il cane è in grado oppure no di seguire un determinato percorso, superati i 2 anni si può fare l’esame operativo”.
E poi sul campo, campi che lasciano il segno, nel cuore e nell’anima, come ad Amatrice. Gianni sospira e riparte: “Già, ma è nato tutto proprio per questo, il nostro nucleo è stato fondato ufficialmente nel 1986 ma nel cuore è nato dieci anni prima, nel 1976, allora io avevo 21 anni e stavo svolgendo il servizio militare a Gemona, in Friuli, e in quel periodo successe il terremoto nel Friuli, poi nel 1980 ci fu quello dell’Irpinia, allora in Italia non c’erano cani da maceria, arrivavano dall’estero, c’era la Protezione Civile ma i cani no. E la passione per i cani l’ho sempre avuta, mio padre che faceva il maestro ha sempre avuto cani, pastori tedeschi, così dopo la scossa emotiva di quei due terremoti con 4 alpini di Fiorano abbiamo cominciato a far partire la squadra di cinofili, era il novembre del 1986, un alpino di Bergamo mi ha regalato una cucciolata, un allevamento amatoriale di 4 pastori tedeschi, siamo partiti così. Da lì non ci siamo più fermati”…
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